“Erano i capei d’oro a l’aura
sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi…”
Dante e Beatrice,
Tristano e Isotta,
Leopardi e Silvia…
…e noi abbiamo il Petrarca
e Laura.
sembra essersi fermato ad Arquà Petrarca, mantenendo inalterato il fascino
antico dei borghi medievali.
Il suo nome deriva forse da Arquata montium che significa
“chiostra dei monti”, ma deve la sua notorietà alla fama eterna di Francesco
Petrarca, il poeta che vi passò gli ultimi anni della sua vita.
grazie alla sua posizione favorevole, fu abitata fin dall’età del Bronzo, ma
crebbe soprattutto sotto la signoria padovana dei Carraresi e la dominazione
veneziana.
(castrum), documento del 985
d.C. proprio sull’altura fortificata, per questo detta Monte Castello.
L’originario
villaggio, si articolava in due nuclei distinti su vari livelli e raccolti
attorno alle chiese di S. Maria e della Trinità, a cui corrispondono agli
attuali Borghi di Sopra e di Sotto
(comunemente detta Arquà Alta e
Arquà Bassa).
Nel 1213
passò dagli estensi al Comune (in seguito Signoria) di Padova, e fu vicaria.
Un secolo dopo, nel 1322,
nella guerra tra Carraresi e Scaligeri, il castello venne incendiato e
distrutto.
Pochi anni dopo, nel 1369
ottenne delle terre ad Arquà, dove decise di stabilirsi.
nel ‘400, Arquà divenne nota e alla moda, spingendo alcune famiglie
aristocratiche padovane e veneziane a costruire delle sontuose residenze.
Ma negli anni si è preservato il caratteristico aspetto di borgo che permette tuttora di osservare le nobili dimore gotiche che circondano la piazza di Arquà Bassa,
in cui domina l’arcipretale di S. Maria Assunta.
aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca.
basso, saliamo scoprendo le bellezze di questo posto.
Nella
strada che porta alla chiesa di S. Maria Assunta e alla piazza che ospita la
tomba del Petrarca, troviamo la fontana con i lavatoi detta ‘del
Petrarca’, la cui costruzione è
stata attribuita al poeta stesso, anche se la fattura risulta duecentesca.
lavatoi troviamo Villa Rova.
Villa quattrocentesca appartenuta in passato ai Pisani, dal palese richiamo
architettonico a Villa Pisani di Strà. È uno dei tipici esempi di villa
veneziana che, a partire dal 400, la nobiltà comincia a costruire ad Arquà,
richiamata dalla fama del Petrarca.
La chiesa
arcipretale di S. Maria Assunta, di poco posteriore al Mille, è
ampliata ed arricchita da un palinsesto pittorico dal gusto bizantino fino
all’influsso giottesco: si ricorda la tela di Palma il Giovane,’ l’ Ascensione’
1374.
Nell’affascinante
piazza Roma si affacciano il palazzo Contarini, in seguito Naccari, in gotico
veneziano del XV secolo e, di fronte, il palazzo trecentesco che ospita oggi un
ristorante tipico intitolato a Laura, la donna idealmente amata dal Petrarca.
sinistra incontriamo una casa romanica con aggiunte gotiche e quattrocentesche
ed una piccola costruzione, un antico ospedale
per mendicanti del Trecento.
1320, ospitava i pellegrini in
viaggio dal nord al sud o viceversa. I viandanti potevano sostare una sola
notte; in caso di maltempo, potevano trovare ospitalità fino ad un massimo di
tre notti.
l’affresco sulla facciata.
sulla destra della piazza troviamo
Particolare è la
pianta di vite che sbuca dal muro! Si tratta di una varietà autoctona, che la
tradizione vuole che non abbia subito incroci, e che sopravvive grazie alla
parziale esposizione alla luce.
Oggi galleria d’arte, un tempo appartenuta alla famiglia fiorentina degli
Strozzi. Sulla facciata sono visibili lo stemma della famiglia giallo e rosso,
ed il giglio di Firenze. Casa Strozzi è anche conosciuta come Casa del Pestrin
per la presenza, in passato, del frantoio per le olive.
È l’edificio
più imponente di Arquà Petrarca; palazzo medievale appartenuto ai Contarini,
simile per struttura all’omonima Villa di Piazzola. Questo edificio, a metà tra
la villa veneta e la casa veneziana, si sviluppa in lunghezza; al piano terra
si trova il porticato, mentre al piano superiore ci sono gli spazi per
conservare granaglie e farine
Alla
svolta, dopo un’altra casa duecentesca, c’è Villa Alessi, un tempo sede dei vescovi di Padova in visita
pastorale, oggi utilizzata per eventi e concerti.
Fu residenza di vacanza dei vescovi
di Padova nel ‘700, come Gregorio Barbarigo e Benedetto XIII
Loggia dei Vicari, decorata con gli stemmi dei nobili rettori
padovani, che amministravano la città per conto della Repubblica di Venezia.
della piazza bassa, deputata alla parte religiosa. Su piazza alta si
affacciano, a continuità delle tradizioni del passato, la loggia dei Vicari,
la colonna di San Marco a simbolo della dominazione della Repubblica di Venezia
nel ‘600 e l’attuale Municipio.
Proseguendo troviamo la famosa casa del Petrarca che si trova lungo
Via Valleselle.
a partire dal 1369 quando gli fu donata dal Signore di Padova Francesco il
Vecchio da Carrara, a presiedere i lavori di restauro.
il famoso Brodo di giuggiole.
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contadine raccoglievano le giuggiole e le mettevano, insieme ad altra
frutta, in un vaso dove per infusione e decantazione si produceva un succo
liquoroso dolcissimo chiamato “brodo di giuggiole”.
Una locuzione divenuta proverbiale che significa “gongolare di gioia”.
In un negozietto di via Roma, rivendita di azienda agricola possiamo trovare un
piccolo cioccolatino al triplo cioccolato e con al suo interno Brodo di
giuggiole.