I viaggi degli amici

Una passeggiata con Silvia a Arquà Petrarca

“Erano i capei d’oro a l’aura
sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi…”

Dante e Beatrice,

Tristano e Isotta,

Leopardi e Silvia…

…e noi abbiamo il Petrarca
e Laura
.

Il tempo
sembra essersi fermato ad Arquà Petrarca, mantenendo inalterato il fascino
antico dei borghi medievali.

Il suo nome deriva forse da Arquata montium che significa
“chiostra dei monti”, ma deve la sua notorietà alla fama eterna di Francesco
Petrarca, il poeta che vi passò gli ultimi anni della sua vita.

Arquà,
grazie alla sua posizione favorevole, fu abitata fin dall’età del Bronzo, ma
crebbe soprattutto sotto la signoria padovana dei Carraresi e la dominazione
veneziana.
In epoca medievale fu costruito un castello
(castrum), documento del 985
d.C. proprio sull’altura fortificata, per questo detta Monte Castello.

L’originario
villaggio, si articolava in due nuclei distinti su vari livelli e raccolti
attorno alle chiese di S. Maria e della Trinità, a cui corrispondono agli
attuali Borghi di Sopra e di Sotto
(comunemente detta Arquà Alta e
Arquà Bassa).

Nel 1213
passò dagli estensi al Comune (in seguito Signoria) di Padova, e fu vicaria.
Un secolo dopo, nel 1322,
nella guerra tra Carraresi e Scaligeri, il castello venne incendiato e
distrutto.

Nel 1364, Francesco Petrarca conobbe Arquà, mentre soggiornava ad Abano.
Pochi anni dopo, nel 1369
ottenne delle terre ad Arquà, dove decise di stabilirsi.
Durante la Repubblica di Venezia,
nel ‘400, Arquà divenne nota e alla moda, spingendo alcune famiglie
aristocratiche padovane e veneziane a costruire delle sontuose residenze.
Ma negli anni si è preservato il caratteristico aspetto di borgo che permette tuttora di osservare le nobili dimore gotiche che circondano la piazza di Arquà Bassa,
in cui domina l’arcipretale di S. Maria Assunta.
Nel 1866 fu elevato al grado di Comune e poté
aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca.

Partendo alla scoperta di questo delizioso paese, lasciata l’auto nel parcheggio più
basso, saliamo scoprendo le bellezze di questo posto.

Nella
strada che porta alla chiesa di S. Maria Assunta e alla piazza che ospita la
tomba del Petrarca, troviamo la fontana con i lavatoi detta ‘del
Petrarca’,
la cui costruzione è
stata attribuita al poeta stesso, anche se la fattura risulta duecentesca.

Alle spalle dei
lavatoi troviamo Villa Rova.
Villa quattrocentesca appartenuta in passato ai Pisani, dal palese richiamo
architettonico a Villa Pisani di Strà. È uno dei tipici esempi di villa
veneziana che, a partire dal 400, la nobiltà comincia a costruire ad Arquà,
richiamata dalla fama del Petrarca. 

La chiesa
arcipretale di S. Maria Assunta, di poco posteriore al Mille, è
ampliata ed arricchita da un palinsesto pittorico dal gusto bizantino fino
all’influsso giottesco: si ricorda la tela di Palma il Giovane,’ l’ Ascensione’

Nel mezzo del sagrato sorge la tomba del Petrarca che morì qui nel
1374.

Nell’affascinante
piazza Roma si affacciano il palazzo Contarini, in seguito Naccari, in gotico
veneziano del XV secolo e, di fronte, il palazzo trecentesco che ospita oggi un
ristorante tipico intitolato a Laura, la donna idealmente amata dal Petrarca. 

Usciamo dalla piazza e percorriamo via Roma: a
sinistra incontriamo una casa romanica con aggiunte gotiche e quattrocentesche
ed una piccola costruzione, un antico ospedale
per mendicanti
del Trecento.
Fondato nel
1320, ospitava i pellegrini in
viaggio dal nord al sud o viceversa. I viandanti potevano sostare una sola
notte; in caso di maltempo, potevano trovare ospitalità fino ad un massimo di
tre notti. 
A testimonianza della funzione di questo edificio resta oggi
l’affresco sulla facciata.
E
sulla destra della piazza troviamo
Osteria del Guerriero
Particolare è la
pianta di vite che sbuca dal muro! Si tratta di una varietà autoctona, che la
tradizione vuole che non abbia subito incroci, e che sopravvive grazie alla
parziale esposizione alla luce.
Casa Strozzi
Oggi galleria d’arte, un tempo appartenuta alla famiglia fiorentina degli
Strozzi. Sulla facciata sono visibili lo stemma della famiglia giallo e rosso,
ed il giglio di Firenze. Casa Strozzi è anche conosciuta come Casa del Pestrin
per la presenza, in passato, del frantoio per le olive.
Villa Contarini
È l’edificio
più imponente di Arquà Petrarca; palazzo medievale appartenuto ai Contarini,
simile per struttura all’omonima Villa di Piazzola. Questo edificio, a metà tra
la villa veneta e la casa veneziana, si sviluppa in lunghezza; al piano terra
si trova il porticato, mentre al piano superiore ci sono gli spazi per
conservare granaglie e farine

Alla
svolta, dopo un’altra casa duecentesca, c’è Villa Alessi, un tempo sede dei vescovi  di Padova in visita
pastorale, oggi utilizzata per eventi e concerti.
Fu residenza di vacanza dei vescovi
di Padova nel ‘700, come Gregorio Barbarigo e Benedetto XIII

Salendo, raggiungiamo
la parte alta del borgo.

Arriviamo in Piazza San Marco e troviamo l’Oratorio della SS. Trinità con la
Loggia dei Vicari, decorata con gli stemmi dei nobili rettori
padovani, che amministravano la città per conto della Repubblica di Venezia.
La Piazza alta di Arquà è da sempre deputata alla vita amministrativa del paese, a differenza
della piazza bassa, deputata alla parte religiosa. Su piazza alta si
affacciano, a continuità delle tradizioni del passato, la loggia dei Vicari,
la colonna di San Marco a simbolo della dominazione della Repubblica di Venezia
nel ‘600 e l’attuale Municipio.

Proseguendo troviamo la famosa casa del Petrarca che si trova lungo
Via Valleselle.

La struttura originaria era del duecento e fu lo stesso Francesco Petrarca,
a partire dal 1369 quando gli fu donata dal Signore di Padova Francesco il
Vecchio da Carrara, a presiedere i lavori di restauro.

Non possiamo visitare Arquà Petrarca senza assaggiare qualche specialità del luogo. La chicca culinaria, tipica della zona è la giuggiola, con la quale si produce anche
il famoso Brodo di giuggiole.
giuggioli Sono la testimonianza di un tempo lontano, di quando le famiglie
contadine  raccoglievano le giuggiole e le mettevano, insieme ad altra
frutta, in un vaso dove per infusione e decantazione si produceva un succo
liquoroso dolcissimo chiamato “brodo di giuggiole”.
Una locuzione divenuta proverbiale che significa “gongolare di gioia”.

In un negozietto di via Roma, rivendita di azienda agricola possiamo trovare un
piccolo cioccolatino al triplo cioccolato e con al suo interno Brodo di
giuggiole.

E non ci facciamo mancare neppure l’arte moderna
Ad Arquà Petrarca infatti troviamo un murales di alessio-b, artista padovano
conosciuto per il suo stile molto personale, non solo per i soggetti ma anche
per i luoghi dove dipinge: dalle tele alle t-shirt, passando per le valigie.

Foto credits: Google and Wikipedia

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