I viaggi degli amici

Cina, le emozioni e i contrasti della terra del dragone

“La Cina? No, Grazie”. 
Questa sarebbe probabilmente stata la mia risposta se qualche tempo fa qualcuno mi avesse proposto una vacanza nella terra del dragone.
Poi il destino ha voluto che io e mia moglie Stefania ci lanciassimo nella splendida avventura di un’adozione internazionale; e sempre lui, il destino, ha voluto che il Paese del nostro bimbo fosse proprio la Cina.
Sono passati quasi 4 anni dal giorno del nostro incontro, mentre la scorsa estate abbiamo ascoltato le richieste di nostro figlio, ormai undicenne, ed abbiamo fatto il cosiddetto viaggio del “ritorno alle origini”.

Due volte in Cina nel giro di pochi anni! Chi l’avrebbe mai detto? Il risultato è stato che la Cina e la sua cultura sono entrate gradualmente nel nostro DNA, fanno ormai parte della nostra vita e ce ne siamo pian piano innamorati. 

Vorrei raccontarvi qualcosa di questo secondo viaggio tralasciando, per non annoiarvi, la parte relativa all’aspetto familiare e vorrei invece soffermarmi su alcune curiosità (per noi occidentali) che mi hanno colpito.

Mentre scrivo cerco di ricordarmi le emozioni vissute, sicuramente tante. Ma la cosa che più mi frulla per la testa è che questa è una terra piena di contrasti incredibili. Su tutto.

Il primo impatto è sicuramente quello di un paese moderno ed in rapidissima evoluzione; l’aeroporto di Pechino è una struttura avveniristica e quando si percorre l’autostrada verso la città è tutto un susseguirsi di cantieri per nuove autostrade. Poi guardi da vicino le impalcature e scopri che sono fatte di bambù: sarà pure un materiale molto resistente ma mi crea ansia vedere gli operai arrampicati lassù. Ci manderei Guariniello a fare un sopralluogo sulla sicurezza…

Poi entri in città e percorri un dedalo di autostrade che si snodano tra grattacieli “alveari” (capisci subito perché una città considerata di media grandezza ha 12 milioni di abitanti!!).

Ti avvicini al centro e man mano il traffico si trasforma in una massa informe di lamiere, fumo e puzza che si muove a singhiozzo. Se/quando si muove… Dimenticatevi ogni minimo concetto di regole e di ordine: questa massa contiene cellule impazzite che zigzagano senza preavviso, spesso si tratta di veicoli a 2 ruote e 4 persone rigorosamente senza casco. Beh, credeteci o no, in tutta la vacanza non abbiamo visto il minimo incidente, solo parecchi spaventi per “quasi arrotamenti”. Noi chiudevamo gli occhi per lo spavento, le guide che ci accompagnavano neanche una piega!

Tutto intorno i grattacieli alveari lasciano il posto a quelli legati al business e a modernissimi hotel.

Ma quando decidi di fare quattro passi e ti avventuri nei vicoli, a 50 metri dai grattacieli, ecco che ti imbatti nel contrasto (il nuovo contro il vecchio, la ricchezza contro la povertà) e d’incanto ti ritrovi in Cina. 
Mi è persino difficile da descrivere: ci trovi botteghe piccolissime e sporchissime all’interno delle quali alla rinfusa c’è di tutto e di più, e quello che non ci sta dentro sta fuori sul marciapiede (mi chiedo poi come facciano la sera a chiudere tutto), che si alternano con una serie di “tipici localini” che cucinano e servono cibo ed emettono un odore altrettanto tipico (eufemismo); in uno di questi ho rischiato di cadere scivolando sul pavimento bisunto. Fuori dai locali 4 tavoli in croce di legnaccio consumato e sporco su cui si appoggiano avventori di ogni età con in mano la loro ciotola di riso o di brodaglia.

Alzi di poco la testa e vedi le case fatiscenti, intonaci scrostati, piccoli balconi usati come ripostiglio di cose rotte e consumate, ammassi di fili elettrici arrotolati attorno ai pali e che tra un palo ed un altro passano aggrovigliati ad un palmo dal primo piano tanto che alcune persone ne approfittano e li usano come stendibiancheria (Guarinielloooo…!). Alzi ancora lo sguardo e (altro contrasto) noti che quasi tutte le finestre hanno la parabola ed il condizionatore. Mentre hai la testa alta non ti accorgi che da dietro arrivano motorini elettrici silenziosissimi che quando sono ad un centimetro da te suonano e tu ti ritrovi attaccato ai fili elettrici dallo spavento.

Un’altra forma di contrasto la definirei come duello tra ordine e caos. Della confusione ho già accennato parlando del traffico, qui aggiungerei qualcosa sulle persone in coda. Se non sono più che costretti i cinesi tendono a non fare la coda, non importa se davanti a loro ci sono 50 persone. Un giorno, arrivato il mio turno per prendere il biglietto della metropolitana, mentre stavo cercando di districarmi tra le istruzioni sulla macchina distributrice, arriva un ragazzo che mi si mette davanti come se fossi trasparente; lo tocco su una spalla e lo guardo in modo non molto amichevole. Anche lui mi guarda un attimo, poi se ne va (non saprò mai se ho rischiato la rissa). Fanno da contraltare gli aeroporti e le stazioni che sono veramente ben organizzati, i treni sono puntualissimi (e pulitissimi, pensate che nella tratta veloce Gungzhou-Guilin, circa 3 ore di viaggio, per ben 2 volte è passata un’assistente a lavare accuratamente il pavimento). Per strada non vedi una carta (ma neanche un cane, verrebbe facile l’ironia), i parchi sono curatissimi e le metropolitane sono veramente efficienti e facili da usare.

Concluderei questa breve carrellata con il contrasto tra materialismo e spiritualità. Sono ben note le tradizioni politiche e culturali cinesi che non lasciano molto spazio alla religione o alla spiritualità in genere. Infatti ovunque ti giri non fai che vedere i residui della rivoluzione culturale e le relative icone con scritte di cui immagini il significato. Vai negli uffici pubblici o nei locali (es. ristoranti) e respiri la cultura del “primeggiare ad ogni costo” (dappertutto trovi la foto del dipendente che ha appena ricevuto il premio settimanale per essersi contraddistinto come il migliore).
Poi vai nei luoghi di culto delle grandi città. 

Ne trovi di vari tipi: taoisti, induisti, buddisti e persino musulmani. E qui si apre un mondo che non ti aspetti: i templi sono quasi sempre affollatissimi indipendentemente dal giorno e dall’ora, ma quello che più sorprende è il silenzio e l’atmosfera mistica che pervade non solo i luoghi chiusi strettamente adibiti alla preghiera ma anche i cortili ove trovi qua e là delle grandi are in cui si bruciano incensi. Puoi vedere intere famiglie, persone giovani o anziane, tutte però hanno in comune gestualità che trasmettono una profondissima spiritualità e serenità. Entri in questi posti in punta dei piedi e spesso ti senti di troppo, vorresti catturare immagini ovunque con la fotocamera, ma spesso non lo fai per il profondo rispetto verso l’intimità di quelle persone. Non sono in grado di valutare le dimensioni di questo fenomeno religioso, sicuramente quello che c’è è comunque molto intenso.

Per la cronaca il nostro viaggio è iniziato a Guangzhou (l’antica Canton, nell’estremo sud) luogo di nascita di nostro figlio. La città di per sé non offre grandi attrazioni turistiche fatti salvi alcuni templi, la coloratissima crociera notturna sul Pearl River e la modernissima torre della TV alta più di 400 mt. da cui si osserva un panorama incredibile.
























Abbiamo poi proseguito per Guilin per navigare il fiume, attraverso un paesaggio entusiasmante fatto di foreste, colline e montagne dalla forma pittoresca tali che i cinesi le definiscono “le migliori sotto il cielo”. La passeggiata tra le strette ed antiche vie di Yangshuo è stata veramente piacevole.

  

Terza tappa è stata l’antica capitale cinese Xi’an il cui corpo centrale è circondato dalle antichissime e possenti mura tutt’oggi intatte. Le abbiamo percorse tutte in bicicletta (14 Km.). Ovviamente non poteva mancare la visita al famosissimo esercito di terracotta.

Ultima tappa, Pechino: la Grande Muraglia, il Tempio del Cielo, il Palazzo d’Estate, la Città Proibita ed il Tempio dei Lama sono un must. Un suggerimento: non fatevi abbindolare dal Mercato della Seta (famoso per i “tarocchi” a prezzi stracciati): i tarocchi sono sempre tali, la qualità è spesso relativa ed i cinesi si sono fatti furbi nel senso che i prezzi non sono più così bassi, e se contratti troppo… ti mandano a stendere! Alla prossima!

  

Per Sandro viaggiare rappresenta la possibilità di catturare, con la sua fotocamera, l’essenza di un luogo attraverso le immagini, ma soprattutto attraverso i volti e le scene del quotidiano che legano la nostra memoria al viaggio. E da qualche anno il suo viaggiare ha assunto un carattere ancora più intenso…. grazie all’arrivo in famiglia del suo bimbo, esperienza bellissima di un’adozione internazionale che ha condiviso con la moglie Stefania. 

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