Consigli Pratici

Pensieri sparsi dopo il viaggio in Libano

Quelli della mia generazione si ricordano bene i telegiornali che mostravano, quasi ogni giorno per circa 15 anni, scene di guerra nel paese che qualche anno prima che io nascessi veniva chiamata la Svizzera del Medio Oriente.
Sto parlando della Guerra in Libano e non sto parlando di 60, 70 o 80 anni fa. E’ vero, non sono più una “pischella” ma non mi sento tanto vecchia… e la guerra lì, quella a cui mi riferivo, è terminata nel 1991.
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Sin da allora il fascino del Medio Oriente, così martoriato e sempre ostaggio di qualche conflitto, mi attira. Essere riuscita a visitare la Giordania, alcuni anni fa, mi ha permesso finalmente di entrare in contatto con questa parte di mondo e di comprendere meglio quello che alla fine vediamo o sentiamo filtrato da giornali e televisioni.
E’ proprio questo che mi irrita più di ogni cosa, in generale. Il fatto di ricevere informazioni filtrate.
Credo che sia il fatto di voler vedere e sentire direttamente che mi spinga a viaggiare. Non solo verso paesi così controversi e afflitti da lotte interne e questioni politiche o religiose, ma anche verso altri paesi apparentemente più “pacifici”.

Il viaggio in Libano è stato un vero regalo.
Mi ha attratta come una calamita attrae una scheggia di ferro e non mi ha più mollata finché non sono approdata nella terra dei cedri.
E ancora oggi, a due settimane dal rientro, ho quello struggimento pari a qualcuno che ha conosciuto qualcosa di affascinante e sorprendentemente attraente e ha dovuto allontanarsene.
Ammettiamolo, in Libano non è tutto rose e fiori, e lungi da me dare questa impressione.
E’ un paese che tutt’oggi è in uno stato di perenne bilico, vuoi per la posizione poco felice tra stati in guerra e stati non universalmente conosciuti, vuoi per questioni religiose.
Ah la religione! Da sempre la pietra dello scandalo! Certo, spesso attentati e guerre interne, in questa parte del mondo, si fanno risalire a questioni religiose, ma a mio parere spesso si utilizza questa “scusa” per nascondere altri interessi.
Non mi voglio addentrare in questa discussione, ma voglio testimoniare il fatto che in Libano convivano quotidianamente gruppi religiosi cristiani e musulmani e la vita si svolge in modo sereno e consapevole.
La consapevolezza delle persone, però, è anche quella circa i pericoli che si vivono quotidianamente.
Ma ormai è passato il tempo in cui nella nostra vecchia Europa ci si sentiva sufficientemente “sicuri”. Ormai, purtroppo, anche noi ci troviamo a fare i conti spesso con il timore se non con il terrore.
E allora mi torna alla mente la frase di una ragazza libanese che mi ha detto “noi, a differenza vostra, sappiamo quando aspettarci un attentato”. Una frase brutale, cruda, vera. Una frase che potrebbe far inorridire, ma che sinceramente credo faccia inorridire solamente gli ipocriti che credano che le cose continuino ad “andare bene” nel loro piccolo angolo di mondo, finché non vengono sconvolti proprio a casa loro.

Nonostante questo, però, la gente del libano è ospitale, attiva  e allegra [sempre la stessa ragazza mi ha fatto notare che tutte le volte in cui è stata in Europa non ha visto gente felice e sorridente come da loro, e qui ho riflettuto una volta di più circa la nostra situazione].
L’economia libanese, dopo la guerra, ha avuto una forte ripresa che si è arrestata negli ultimi anni a causa del conflitto siriano. Il libano è uno degli sbocchi sul Mediterraneo più agevoli per il Medio Oriente e spesso le merci passano dai porti libanesi anziché transitare dal Canale di Suez.

La parte agricola che ho potuto vedere meglio, proprio grazie al tour a cui ho partecipato [e ci tengo a specificare che non era un press tour o un blog tour, bensì un tour che ho pagato di tasca mia] è quella dedicata alla coltivazione della vite ed alla produzione del vino.
Da anni sentivo parlare di vino libanese ed è stata la combinazione delle passioni per il vino e del Medio Oriente a spingermi a prenotare questo viaggio.

Considerando che l’estensione territoriale del Libano è pari pressapoco a quella dell’Abruzzo, le distanze non sono immense e ci si riesce a muovere agevolmente in un tempo ragionevole da nord a sud e da est a ovest. Ragionevole considerando che molte strade sono montane, soprattutto se si vuole raggiungere la valle della Bekaa, la zona più pianeggiante e fertile del paese, che si trova a 1000 mt di altitudine circa. Un’altra questione relativa al traffico stradale da prendere in considerazione è quella dei check-point. Proprio perchè la situazione, come dicevo, non è tutta rose e fiori, nelle strade al di fuori della capitale capita spesso di imbattersi in restringimenti di carreggiata e controlli dei militari. Spesso sono semplici controlli visivi; non ci è mai capitato di essere fermati o perquisiti, ma nel caso ci fosse il sospetto, la perquisizione è obbligatoria.

Per rispondere alla domanda che alcuni mi hanno già fatto: ma è sicuro spostarsi in Libano in autonomia, io mi sento di rispondere affermativamente. Certo è che bisogna essere pronti a guidare come dei pazzi e a non farsi spaventare dalle altre automobili… insomma ci vuole “cazzimma” come dicono a Napoli!

Un’altro suggerimento che posso dare per raggiungere il Libano è quello di utilizzare, ove possibile, la compagnia di bandiera Middle East: la qualità del servizio è decisamente elevata, anche per un volo di 3 ore e anche in economy class.

Ultimo, ma non in ordine di importanza, stipulare sempre un’assicurazione per qualsiasi evenienza. In Libano ci sono cliniche con medici altamente specializzati, ma ovviamente sono a pagamento. La polizza annuale di Europe Assistance NoStop Vacanza, ad esempio, garantisce assistenza sanitaria 24 ore su 24, protezione bagaglio e spese mediche ovunque nel mondo.

2 Comments

  1. Silvia Demick Ottobre 21, 2017
    • Viaggi e Delizie Ottobre 23, 2017

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