Sarà capitato a molti di voi, magari per caso, di imbattervi in una panchina gigante colorata e chiedervi quale strano progetto ci fosse dietro.
E magari avrete cercato su Google e vi sarà comparsa la spiegazione. Ma se invece non l’avete fatto e non avete mai incontrato nei vostri viaggi delle panchine giganti, ecco che mi piacerebbe incuriosirvi per partire (appena possibile) alla ricerca di almeno una di loro.
Big Bench Community Project
Il Big Bench Community Project è un’iniziativa nata nel 2009 grazie al designer americano Chris Bangle per promuovere e sostenere il turismo, le comunità locali e le eccellenze artigiane dei luoghi in cui si trovano queste installazioni particolari.
Ad oggi ci sono 126 panchine giganti per lo più in Italia, ma se ne contano alcune anche in Francia, nel Regno Unito e presto ce ne saranno anche in Polonia e nei Paesi Bassi.
La maggior parte delle panchine giganti italiane è ubicata in Piemonte, regione da cui è partito il progetto in quanto Chris Bangle risiede attualmente a Clavesana, un paese in provincia di Cuneo.
La peculiarità di queste panchine, oltre alla dimensione fuori scala, è il colore. Ognuna ha un colore diverso e proprio per questo motivo gli appassionati amano andarle a vedere e cercare tutte, fotografarle e magari farsi timbrare il passaporto che è stato creato appositamente dal Big Bench Community Project con un chiaro intento. I timbri del passaporto si trovano solitamente in una struttura ricettiva accanto alla panchina, sia essa un agriturismo, una cantina vinicola, un bar, un ristorante o un negozio; l’intento è stimolare i visitatori ad entrare in contatto con le eccellenze locali e quindi aiutare l’economia.
Quante panchine giganti ho visto fino ad ora? Credo di aver perso il conto e proprio per questo motivo lo scorso weekend ho deciso di acquistare il passaporto durante la visita alla panchina più vicino a casa: quella blu di Pomaretto (TO).
Panchina Gigante di Pomaretto
La salita alla panchina gigante blu è iniziata dal centro del vecchio borgo di Pomaretto, passando per un sentiero tra le vigne del Ramie, uno dei vini prodotti in Val Chisone da uve autoctone.
Lo scopo della dislocazione delle panchine giganti è anche quello di far conoscere dettagli particolari del territorio, eccellenze e peculiarità che altrimenti non sarebbero così conosciute,
In Val Chisone, e soprattutto nella zona di Pomaretto, la viticoltura è davvero eroica. Le vigne sono coltivate su terrazzamenti a gradoni e per i lavori di potatura e soprattutto per la vendemmia ci si deve servire di macchinari su rotaia, simili a quelli utilizzati nei vigneti delle Cinque Terre.
La salita ripida è però ripagata dalla vista che si gode dalla panchina gigante blu: da un lato verso le montagne e la Val Germanasca che porta a Prali e alle miniere di talco , dall’altra verso la pianura e la città di Torino.
Panchina gigante di Strevi
La penultima panchina raggiunta in termini di tempo, è stata invece quella Gialla Moscato dell’Amicizia che si trova a Strevi, proprio nella vigna di Moscato dell’azienda vinicola Marenco.
Ci sono stata lo scorso settembre e sedersi su quella panchina e lasciare che lo sguardo spazi tra i vigneti è davvero un’esperienza rilassante e piacevole… soprattutto sapendo poi che ad attendermi dopo la visita c’è una buona bottiglia di moscato in fresco!
Se anche voi, quindi, siete appassionati i panchine giganti, oppure se vi ho incuriosito e volete partire alla ricerca di quella più vicino a voi, consultate il sito ufficiale del Big Bench Community Project con le coordinate e la lista delle panchine
Sul sito si possono trovare anche informazioni specifiche per chi fosse interessato a costruire o far costruire e posizionare nel proprio terreno una panchina gigante. Tra le specifiche alle quali attenersi c’è che la panchina gigante venga posizionata in un punto con vista panoramica ed essere liberamente accessibile al pubblico.
Una delle cose che, a mio parere, è tra le più piacevoli, è che per arrivare alla panchina ci sia una piccola camminata: permette di godersi meglio il paesaggio e di esplorare con più piacere il territorio nel quale è ubicata.