I viaggi degli amici

San Valentino a Monselice

San Valentino  è appena trascorso, e un sondaggio condotto alcuni giorni fa da ‘il Mattino di Padova’, ha suscitato in me la voglia di raccontarvi la mia zona così ricca, ma altrettanto sconosciuta ai più.
Tra i 10 luoghi più romantici del padovano ai primi posti compare il percorso delle ‘Sette Chiesette’, con il rituale scambio della chiavetta del santo protettore degli innamorati e il vicino e suggestivo borgo di Arquà Petrarca.
Tali posti oltre ad essere suggestivi sono caratterizzati da tanta storia.
Consiglio tale visita non solo agli innamorati, ma a chi come me è innamorato della vita,con tutte le emozioni che dona.

San Valentino a Monselice

Da quasi un secolo, centinaia di monselicensi ogni 14 febbraio – giorno di San Valentino – salgono al Santuario Giubilare delle sette chiesette per ricevere una speciale benedizione e una “chiavetta d’oro”.
Nel tempo le cose sono cambiate, e una volta riconosciuto protettore degli innamorati, divenne così anche la simbolica chiavetta degli innamorati.

Perché la chiave di San Valentino?
Si narra che inizialmente fosse il protettore dei bambini e della salute. Adorava il loro vociare e i loro gridolini, e li invitava a giocare nel giardino di sua proprietà.
Tale chiavetta simboleggia la chiave del suo giardino. Ad ogni bimbo benedetto, veniva applicata al vestito la chiavetta. La leggenda racconta che alla sera il Santo regalasse ad ogni bimbo un fiore da
portare alla loro mamma, e da qui nasce il rituale di donare un regalo.

Perché il 14? Poi, con gli anni fu dichiarato protettore degli innamorati, ed è soprattutto per questo che lo conosciamo, grazie ad una delle varie storie narrate: la leggenda della rosa della conciliazione. Si racconta che due giovani stessero litigando vicino al suo giardino, e lui donò ai due innamorati una rosa del suo giardino perché si riappacificassero. Dopo ciò divenne un rituale che si ripeteva il 14 di ogni mese. Da qui si spiega la tradizione di regalare rose a San Valentino. Ma non c’è solo questo..

Monselice: la storia è anche qui!

Attraversando l’A13 in direzione Bologna – Venezia , Monselice non è solo una delle uscite autostradali che identificano l’arrivo a Padova o a Rovigo nel Polesine.
Monselice  deriva da “mons elicis”, letteralmente  “monte delle selci”, nome riconducibile alla specie arborea presente nel colle.

Arrivando vediamo il famoso colle e le 7 chiesette che seguono il promontorio culminando con il  Mastio.
Partendo dalla base del colle, lasciandoci alle spalle la piazza, si inizia a salire lungo Via del Santuario; dopo poco troviamo sulla sinistra diversi edifici storici:

Il Museo Longobardo che ospita una piccola necropoli e vari oggetti  rinvenuti nel colle, testimonianza dei numerosi insediamenti (Monselice fu conquistata nel 602 dai Longobardi di Agilulfo).

Il Castello Cini un maestoso complesso architettonico caratterizzato da diverse tipologie di edificio.
Nel corso dei secoli è stato casa romanica, fortificazione con la costruzione della Torre Ezzeliniana (voluto da Ezzelino da Romano), dimora signorile fino a diventare Villa Veneta (con la conquista della Repubblica Veneziana, che aggiunge una struttura di collegamento tra le strutture già esistenti, denominata Cà Marcello).
Importante da ricordare è la ben fornita ARMERIA.
Al suointerno troviamo i camini a torre, unici in Italia
e costruiti dalla signoria padovana dei Da Carrara (XIV sec.).
Nel 1935 il Conte Vittorio Cini, ricrea l’atmosfera medievale andata distrutta durante la I° Guerra Mondiale, da cui escono oggetti in occasione della rinomata rivisitazione storica della visita di Federico II di Svevia nella terza domenica di settembre, caratterizzando tutto il mese di settembre con eventi e giochi medioevali.
Dal giardino del castello si possono ammirare anche le varie cerchie di mura rimaste che caratterizzavano ed evidenziavano la funzionalità difensiva di tale colle.

Villa Nani Mocenigo ricorda l’appartenenza di Monselice alla Repubblica di Venezia , identificandosi come centro di villeggiatura delle nobili famiglie veneziane. Costruita verso la fine del XV secolo. Le mura la sono sormontate da statue di nani, allusione al nome della famiglia.

 
Antica pieve di Santa Giustina o più comunemente chiamata  anche Duomo Vecchio.
Il duomo vecchio, dedicato a Santa Giustina, è una costruzione massiccia, romanica.
Davanti al portale il duomo ha una piccola loggia ad arco acuto. All’interno troviamo affreschi
medievali, un polittico a sette pannelli e una tavola quattrocentesca (Madonna dell’Umiltà) oltre a varie tele di scuola veneta del ‘600 e ‘700.
Lasciandoci alle spalle il Duomo Vecchio attraversiamo la Porta dei Leoni Comitali
che permette di accedere all’ampio belvedere della “rotonda”.
Realizzata nel 1712 su ordine del nobile veneziano Nicolò Duodo, la Porta dei Leoni (esplicito
riferimento alla simbologia veneziana) immette alla vista panoramica della città di Monselice.
Successivamente troviamo l’arco denominato Porta Santa o Porta Romana eretto nel 1651 che segna l’ingresso all’area sacra del Santuario Giubilare delle Sette Chiese.
Alla sommità si apre l’elegante complesso monumentale di Villa Duodo e la settima chiesa è quella di San Giorgio che ospita le spoglie di alcuni martiri e alcune reliquie.
Le sette chiese ottennero da papa Paolo V la concessione delle stesse indulgenze accordate ai devoti, che si recavano in pellegrinaggio alle sette basiliche maggiori in Roma.
Tra le spoglie dei martiri vi è quella di San Valentino con il rituale della chiavetta che viene consegnata e benedetta nel pomeriggio del 14 Febbraio.
Villa Duodo chiude la parte alta della via, realizzata all’inizio del Seicento insieme al monumentale religioso su progetto dell’architetto Vincenzo Scamozzi.
L’Esedra di San Francesco cattura lo sguardo offrendo una scenografica scalinata seicentesca denominata così  in ricordo del soggiorno di san Francesco Saverio nel 1537. Essa è adorrnata dalle statue, attribuite al Bonazza raffiguranti le fasi del giorno: l’alba, il pomeriggio, il tramonto e la notte.
Il Mastio Federiciano o più comunemente detto ‘Torrione’, ristrutturato nel XIII secolo sotto la
giurisdizione di Ezzelino da Romano, vicario in terra veneta dell’imperatore tedesco Federico II di Svevia, detto Barbarossa.
Una chicca a livello culinario è ‘la torta dell’Imperatore Federico II’ realizzata da una pasticceria della zona sulla base degli ingredienti usati all’epoca, quali mandorle, noci, nocciole e uvetta sultanina.
Un’altra specialità locale usata per San Valentino sono i ‘Baci d’angelo’
 
 
 
 
 

“Sarebbe un po’ prepotente ed egocentrico nell’auto descrivermi, ma, le amiche mi descrivono così: “sei una persona instancabile, sportiva ed una ballerina che adora le musiche caraibiche e la disco. Piena di passione, abilità e creatività in cucina e nella vita. Sai essere amica, organizzatrice di eventi e gite fuori porta/ vacanze.Credo di essere una persona positiva che vede sempre l bicchiere pieno, e mai mezzo vuoto. Insomma, sono innamorata della vita con tutte le sue sfaccettature e con tutte le emozioni che regala.”

 

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