Oggi abbiamo la sveglia molto presto, la trasferta in programma è una delle più lunghe del viaggio e non sappiamo che tipo di strade incontreremo. Speriamo che non sia tutta come i primi 70Km che abbiamo già visto venendo a Twyfelfontein, sterrati e parecchio dissestati.
Dopo la colazione abbondante ci mettiamo in macchina riempiendo i barilotti di acqua minerale di acqua del rubinetto. All’andata infatti parecchi bambini chiedevano acqua, siamo in una zona molto desertica e probabilmente vengono mandati dai genitori, a piedi, per chilometri a riempire secchi e bottiglie.
Al bivio riprendiamo la C35 in direzione Nord e all’incrocio con la C39 decidiamo di deviare di una ventina di chilometri in direzione Khorixas per fare rifornimento di carburante; abbiamo infatti probabilmente “volato” il benzinaio di Uis e la lancetta ha superato la metà serbatorio in direzione riserva.
Felici di percorrere i chilometri dal bivio su una bellissima strada asfalta ci imbattiamo in una grandissima pompa di benzina… senza benzina! Ci dicono che l’autobotte dovrebbe arrivare tra le 10 e le 11 e rimaniamo male all’idea di dover aspettare più di mezzora! Ci parcheggiamo in attesa sotto un riparo da sole e veniamo avvicinati da una serie di persone alla ricerca di un po’ di tutto: chiacchiere, soldi, cibo e chi più ne ha più ne metta.
Presto si fanno le 10, poi le 11, poi le 12 e finalmente ci arrendiamo all’idea che nessuno sappia davvero quando arriverà il carburante. Iniziamo a metabolizzare l’attesa e a cercare di “prenderla con filosofia”.
Tanti turisti fortunati arrivano e ripartono facendo il pieno nelle loro macchine Diesel. Ci intratteniamo con una coppia di italiani in viaggio di nozze, anche loro in attesa di benzina mangiando un gelato ed una coca cola fresca acquistati al supermercato della stazione di servizio. Loro hanno reagito meglio pensando “siamo in Africa” ma hanno poca strada da fare per raggiungere il loro successivo pernotto… inoltre sono super seguiti dall’agenzia di viaggi che ha organizzato loro il viaggio.
L’attesa al distributore ci svela tutto uno spaccato di vita quotidiana namibiana con i ragazzi che probabilmente finiscono la scuola e si apprestano a tornare nei loro villaggi per un periodo di vacanza. Si radunano, in divisa, presso la stazione di benzina con valigie, coperte e cuscini in attesa di essere raccolti da pick-up che riescono a caricare dei numeri inimmaginabili di bambini e di bagagli.
Dopo mezzogiorno i due ragazzi conosciuti decidono di chiamare l’agenzia per capire a quanto dista il più vicino distributore di benzina, informazione che dai gestori della pompa non riusciamo ad ottenere. I loro contatti efficientissimi richiamano dicendoci esattamente i chilometri che ci separano dal distributore e confermandoci la disponibilità di benzina nella stazione successiva.
Si tratta di 103Km, non sappiamo quantificare la nostra autonomia perchè come da indicazioni, abbiamo sempre fatto benzina in ogni distributore incontrato, decidiamo però di affrontare la strada con due macchine cosi da supportarci a vicenda in caso una delle due finisca la benzina. Riprendiamo la C35 sempre in direzione Nord e contiamo i chilometri che ci separano da Kamanjab; appena superato il cartello con il nome di questo paese scansioniamo l’orizzonte in cerca della pompa che si trova già sulla strada per Palmwag, il posto che devono raggiungere i nostri compagni di sventura.
Arriviamo alla pompa con un sollievo indescrivible, facciamo rifornimento e ci separiamo dai ragazzi conosciuti poche ore fa e proseguiamo verso Nord su una C35 che magicamente diviene asfaltata e che ci consente un’andatura molto superiore alla media. Superiamo il check point veterinario che divide la zona sud, molto controllata, in cui gli animali allevati possono essere utilizzati per il turismo ed esportati, dalla zona nord, destinata all’allevamento ad esclusivo uso interno. Da qui in poi non riusciamo a riprendere il ritmo tenuto finora sull’asfalto perchè il bestiame è lasciato al pascolo libero e spesso invade la carreggiata. Il sole inizia poi a tramontare e lasciandoci in pochi minuti in un buio davvero totale con mia grande preoccupazione perchè era ciò che avevo sempre cercato di evitare dall’inizio del viaggio.
Gli ultimi 60Km sembrano non passare mai, sono molto tesa e vedo pericoli ovunque.
Finalmente verso le sette di sera arriviamo ad Opuwo, poco più che un villaggio, questo paesello mi colpisce per la quantità incredibile di persone per strada, di mezzi strani e per il convivere tra diverse etnie: gli himba camminano per strada nei loro costumi insieme ad herrero e a namibiani vestiti all’occidentale.
Non ci sono altre strade oltre alla principale che attraversa il paese, ovunque sorgono baracche, rottami, edifici bassi in cemento. Seguiamo le indicazioni ricevute fino alla “ABBA Guesthouse“, la sistemazione più economica del nostro viaggio. Sappiamo benissimo quello che ci aspetta ma ho avuto diversi contatti e mi è sembrato un posto dignitoso in cui fermarci, consapevoli che avremmo speso davvero poche ore in camera. Inoltre la ABBA devolve parte del guadagno agli orfani della città e paga lo stipendio ad alcuni insegnanti della scuola cristiana che sorge proprio all’interno della proprietà.
Non ci sono altre strade oltre alla principale che attraversa il paese, ovunque sorgono baracche, rottami, edifici bassi in cemento. Seguiamo le indicazioni ricevute fino alla “ABBA Guesthouse“, la sistemazione più economica del nostro viaggio. Sappiamo benissimo quello che ci aspetta ma ho avuto diversi contatti e mi è sembrato un posto dignitoso in cui fermarci, consapevoli che avremmo speso davvero poche ore in camera. Inoltre la ABBA devolve parte del guadagno agli orfani della città e paga lo stipendio ad alcuni insegnanti della scuola cristiana che sorge proprio all’interno della proprietà.
credits ABBA Guesthouse |
Purtroppo Ndimilike, la ragazza con cui ero in contatto, è già andata a casa e al suo posto c’è un ragazzo poco cortese che ci respinge dicendoci che “non può darci la camera, c’è un problema, che la stanza non è pronta, che non crede proprio che noi possiamo dormire lì”. Ignaro delle disavventure che hanno caratterizzato la nostra trasferta probabilmente mi avrà presa per pazza quando gli rispondo alterata che voglio la stanza che avevo prenotato da mesi e per la quale dall’inizio del viaggio, non accettando pagamenti con carte di credito, avevo dovuto mandare ben tre messaggi per confermare il nostro arrivo.
Entriamo nella stanza e capiamo subito qual’è il problema: un forte odore di fogna, proveniente chissà da dove. La camera però è pulita e non vediamo l’ora di farci una doccia, rilassarci e mangiare qualcosa. Decidiamo quindi di accettare la camera e congediamo il receptionist prenotando la colazione per l’indomani mattina.
Sono un po’ demoralizzata dalla giornata e ho paura che i 500 chilometri percorsi oggi siano stati un po’ inutili visto che non abbiamo avuto tempo per trovare una escursione collettiva per le Epupa Falls. Ho letto che la strada verso Epupa è parecchio disastrata e sconsigliata per la nostra macchina.
Ci mettiamo a dormire ma la mia indole di #programmatrice è parecchio agitata all’idea di non aver nessun programma per l’indomani.
Leggi anche le altre tappe di “#innamibiacolleone”:
- Etosha National Park
- Le cascate Epupa e l’Himbaland
- La trasferta verso Opuwo e gli imprevisti
- Twyfelfontein: il cuore del Damaraland
- Dall’Oceano Atlantico a Twyfelfontein: il cuore del Damaraland
- Swakopmund il deserto che incontra l’oceano
- Namib-Naukluft National Park: Sossusvlei e dintorni
- Dormire in… Namibia
- Namibia fai da te: riflessioni post viaggio
- Prima di partire per un lungo viaggio…
- Namibia: programmando il viaggio
Che giornata stressante! Per fortuna però è andato tutto bene ed alla fine siete riusciti a rilassarvi un po'…