Il Giappone, per me, è sempre stata una delle mete da sogno. Di ritorno dal viaggio, dopo pochi giorni penso a ciò che è stato e a cosa ho scoperto, quali comportamenti hanno attirato la mia curiosità e quali stranezze mi hanno fatta sorridere.
Ora che sono appena ritornata dal Giappone, però, voglio raccontarvi le cose curiose che ho scoperto là su questo meraviglioso paese che mi ha completamente conquistata.
Sono cose buffe, piccole scoperte quotidiane, soprattutto sui comportamenti dei giapponesi e sulle loro abitudini. La lista potrebbe continuare, ma intanto godetevi questo “spaccato” di realtà nipponica.
Cartoni animati
Una terra così lontana da noi, sia in termini di spazio che di tradizioni e cultura, mi ha influenzata fin da bambina.
Basti pensare agli innumerevoli cartoni animati che allietavano i pomeriggi dopo la scuola e le serate prima di andare a nanna.
Quanto ritrovo di quel mondo adesso che l’ho visto: le ciotole di riso mangiato con le bacchette come vedevo in Hello Spank, i pupazzi di Yu e Creamy, le ragazzine ed i ragazzini vestiti con la divisa della scuola come in Mimì o in Mila e Shiro. Insomma, il Giappone entra nelle nostre case sin da piccoli.
Sushi
Io poi sono cresciuta amando la cucina giapponese: il sushi in primis, ma anche il tempura. Almeno una volta ogni due settimane, a casa, c’è una puntatina al ristorante giapponese di turno: sia chiaro, il sushi che si mangia in Giappone non riuscirà mai a competere con il migliore mangiato in Italia!
Qualcuno alcuni giorni fa, quando ho pubblicato su facebook la prima fotografia di sushi “verace”, mi ha chiesto quale fosse la differenza con quello che mangiamo in Italia. La mia risposta è stata “è più gustoso”; questo perchè il 70% dei nigiri è composto da pesce ed il 30% da riso. Da noi in Italia molto spesso è il contrario o, se va bene, la quantità si equivale. Capirete quindi anche voi che sia molto più gustoso e soddisfacente!
Cinema
Anche attraverso il cinema c’è stata una forte influenza; ricordo ancora uno dei film con il mio attore preferito, Jean Reno: Wasabi. Ho visto quel film almeno un paio di volte e sempre con una attenzione particolare agli ambienti e a quello che gira intorno alla storia vera e propria. Alcune scene sono girate all’aeroporto Narita di Tokyo e ho sempre immaginato di poterci arrivare anche io [magari in modi un po’ meno rocamboleschi].
Anche “Lost in Translation” e “Fast and Fourious” mi hanno sempre catapultata nella terra del sol levante, sebbene solo con la fantasia e osservando anziché vivendola.
Cavi elettrici
Spesso alzando lo sguardo in città mi trovavo a riflettere sul fatto che un paese così sviluppato e così tecnologicamente avanzato abbia ancora centinaia di cavi elettrici penzolanti tra un edificio e l’altro e tra un traliccio e l’altro, molto spesso aggrovigliati in matasse. Queste immagini mi ricordavano tantissimo l’India. La domanda che mi sono posta più e più volte, ma che ancora non ha trovato una risposta (nel caso, magari qualcuno di voi può aiutarmi a chiarire) è: in un paese in cui i terremoti sono all’ordine del giorno, i cavi elettrici sistemati in questo modo non sono pericolosi?
Scarpe
I giapponesi indossano mediamente scarpe di almeno un numero più grande. Devo dire che guardarli camminare e “perdere” le scarpe non è affatto un bel vedere, soprattutto pensando ai piedi femminili, delicati, che con un minimo sfregamento fan comparire delle bolle mostruose. Abbiamo chiesto ad un’amica giapponese e pare che sia loro abitudine comprarle sempre un numero in più. Mah…
Piedi
Rimanendo sempre concentrati sulle estremità inferiori, abbiamo notato un numero altissimo di persone (soprattutto donne) con i piedi storti. Ma non un pochino, proprio tanto tanto! Piedi che girano in dentro e gambe a ics. Mi chiedo se questo abbia a che fare con il punto precedente, perchè alla fine si sa che con scarpe non comode i piedi prendono le posture più impensate.
Niente scarpe
Le scarpe parrebbero essere un vero e proprio tabù. Entrando in casa è necessario togliersele sulla porta, ma anche in hotel appena entrati troverete le ciabattine da infilare ai piedi per girare nella vostra stanza; talvolta troverete anche un pigiama, quasi sempre lo yukata da camera. Sono solitamente ciabatte che vengono pulite e riutilizzate, non le classiche usa e getta che siamo abituati a trovare in altri paesi e che, spesso, ci infiliamo in valigia per riutilizzarle durante un altro viaggio. Anche nei templi o in luoghi in cui il pavimento è composto da tatami, è necessario stare scalzi; portatevi sempre delle calzine nel caso non vi piacesse camminare a piedi nudi.
Niente sole
Questa è un’abitudine piuttosto diffusa in Asia; l’abbronzatura qui non è affatto segno di salute e di classe come in molti altri paesi del mondo. Qui in Asia più si è pallidi meglio è, o comunque meglio si sta anche socialmente. Non molti decenni fa era così anche da noi, quando coloro che erano abbronzati erano i contadini che lavoravano nei campi, mentre i nobili e la gente benestante era pallidissima. Quindi per proteggersi dal sole viaggiano sempre con un ombrellino (soprattutto le donne) e si vestono in una maniera spropositata anche quando fuori ci sono 40°. Vi confesso che avevo caldo io per loro!
Saluti
La proverbiale gentilezza dei giapponesi è cosa reale. A parte gli inchini più o meno accennati, ogni volta che si entra in un negozio o in un ristorante si viene accolti da un coro di “irasshaimase” – benvenuti – e ogni volta che si esce da un negozio o da un ristorante il coro di camerieri, commessi e finanche cuochi ci saluta con un “arigato gozaimasu“. La cosa più buffa è che i controllori dei treni o della metro, salutano ringraziando ogni singola persona che esce dai tornelli della stazione. Un lavoro piuttosto ripetitivo…
Gentilezza e aiuto
La mia preoccupazione più grande, prima di partire era la lingua: come fare se non riesco a capire o fari capire? Nessun problema! I giapponesi sono così cordiali e gentili che anche se non sanno parlare l’inglese o non lo capiscono, se mostrerete loro una destinazione vi indicheranno la via giusta o, alla peggio, lasceranno stare quello che stanno facendo e vi accompagneranno loro direttamente. Parlando con un amico, pare che questa cosa sia dovuta dal fatto che non sanno dire di no; io l’ho voluta vedere come una gentilezza verso le altre persone.
Libri
I giapponesi sono dei grandi lettori. In treno, in metropolitana, anche al ristorante quando sono da soli hanno sempre un libro in mano. La cosa che mi ha fatto piacere è che si vedono ancora tanti giovani con il libro in mano anziché il telefonino. Hanno però una simpatica abitudine: i libri sono tutti foderati con della carta. Questo per discrezione, presumo, per non mostrare cosa stanno leggendo, oppure anche per preservare il libro stesso. E’ impressionante sbirciare da sopra la spalla di un lettore: ideogrammi incolonnati e nulla più! E i libri si leggono dal fondo.
Uomini
Permettetemi un argomento più “gossiparo”, soprattutto perchè le amiche mi hanno chiesto come sono gli uomini giapponesi. Ebbene, innanzi tutto sono pressoché glabri: non che ne abbia visti senza abiti, ma sia sulle braccia che anche in viso, di peli ce ne sono davvero pochi. Di contro, però, ci sono pochissime persone calve.
Facendo una percentuale grossolana, l’80% degli uomini è piuttosto bruttina per i nostri standard, mentre il 20% è davvero bella. Insomma, non ci sono delle vie di mezzo.
Se siete curiosi di sapere qualcosa sulle donne, ebbene anche lì non ci sono le vie di mezzo, ma devo dire che in questo caso le percentuali si ribaltano.
Ci sarebbero molte altre curiosità da raccontare, per il momento mi fermo qui promettendo di inserirne altre nei post che scriverò per raccontarvi il viaggio vero e proprio, l’itinerario di 20 giorni dall’isola di Kyushu a quella di Honshu.