Itinerari Post di Viaggio

Viaggio in Iran: quello che le guide non dicono

Ma cosa c’è da vedere?”….”Ma poi torni?????” …..”Ma sono sviluppati?”: queste erano le domande più ricorrenti quando dicevo che avrei fatto un viaggio in Iran.

Cosa c’è da vedere? Le cose viste e fatte sono state tantissime e tutte positive, per cui inizio subito dicendo che “stra-stra-straconsiglio” questo viaggio!

Le destinazioni da non perdere

Noi siamo partiti da Shiraz per proseguire a Persepolis, la capitale della Persia, sito incluso nel patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1979. Le bellissime  scalinate monumentali permettono di passare attraverso la “Porta delle Nazioni” e gli spettacolari bassorilievi lungo la scalinata dell’Apadana che conducono al Palazzo delle 100 Colonne.

Un altro sito da non perdere, non sempre incluso nei classici tour, è il villaggio troglodita di Maymand: nelle sue grotte vivono tuttora un centinaio di abitanti e  anche noi  abbiamo voluto trascorrere una notte.

L’esperienza nel deserto del Dasht-e Lut merita quasi da sola il viaggio per lo spettacolare tramonto che abbiamo visto ed i colori dei suoi altipiani.

Abbiamo trascorso la notte ospiti di una famiglia locale che ci ha permesso di condividere un’esperienza irripetibile consentendo addirittura alle donne del gruppo di non indossare il velo, nonostante ne sia obbligatorio l’utilizzo se decidete di fare un viaggio in Iran. E al mattino, apprezzatissima, la colazione a base di uova con i datteri, altro prodotto tipico iraniano.

La seconda notte nel deserto abbiamo dormito poco distante da Yadz nel caravanserraglio “Zeinodin”: era la notte dell’11 agosto e in breve tempo abbiamo visto decine e decine di stelle cadenti!

L’Iran è anche noto per i meravigliosi e variopinti “bazaar” a Shiraz, Kerman, Teheran, ma quello che più mi ha colpito per il fascino particolare è quello storico e semi abbandonato nella cittadina di Naeen. I prodotti tipici dell’artigianato locale, i vasi, i piatti, le stoffe, gli oggetti in rame, i tappeti e le profumatissime spezie come lo zafferano, il cardamomo, il crispino e poi le arachidi ed i gustosi dolci come il gelato allo zafferano o i pasticcini con i pistacchi non potranno non indurvi all’acquisto!

Yadz, capitale del zoroastrismo, accoglie i visitatori con il tempio dove arde ininterrottamente da 1500 anni il “Fuoco della vittoria”, simbolo di purezza a cui bisogna sempre aspirare, con un precetto tanto semplice quanto fondamentale: “buoni pensieri, buone parole, buone azioni”.

Yazd è nota anche per una pratica “sportiva-mistica” alla quale abbiamo assistito in uno “zurkhaneh”: gli atleti si allenano in una sorta di ring circolare guidati dalla voce e dal canto di un allenatore che scandisce il ritmo con l’ausilio di un particolare tamburo. E’ una disciplina antica caratterizzata da particolari rituali, anch’essa patrimonio UNESCO, che unisce all’allenamento fisico vero e proprio un percorso di purificazione spirituale. Tutto ha un significato preciso: alla palestra si accede da una porta bassa, costringendo a chinare il capo in segno di umiltà e rispetto, il ring è posto un metro al di sotto del resto della palestra e la guida scandisce il suono del tamburo recitando versi religiosi ai quali rispondono gli atleti roteando degli attrezzi vagamente simili a grossi birilli che arrivano a pesare fino a 30 kg l’uno oppure delle catene di metallo con dischi.

E poi la bellezza di Isfahan, città definita per il suo fascino “la metà del mondo”.

Intorno alla piazza “Naqsh-e Jahan”, la seconda per grandezza al mondo coi 500 metri di lunghezza e 165 di larghezza, sorgono la moschea dell’Imam, il palazzo reale di Ali Qapu, la moschea dello sceicco Loftallah, e poi le varie botteghe ed il bazar. Di sera la piazza assume un fascino del tutto particolare, quando si anima con bambini che cercano un po’ di refrigerio nelle fontane, carrozze trainate da cavalli che portano a spasso turisti e centinaia di numerose famiglie che organizzano picnic nelle aree verdi della piazza, portandosi appresso mezza casa e animali da compagnia come il pappagallo.

 

Le emozioni vissute

L’Iran è sicuramente architettura, colori, sapori, mete fantastiche da visitare, ma per me è stato prima di tutto sincera e profonda accoglienza.

Ciò che ci ha colpito maggiormente del popolo iraniano è proprio la voglia di socializzare: il dare il benvenuto al tuo semplice passaggio, usando magari le uniche 3 parole conosciute inglese “Welcome in Iran”, il condividere te e pasticcini sulla piazza di Isfahan o in un remoto villaggio di grotte con ben 16 persone fermandosi a colloquiare, a far foto, a scambiarsi indirizzi di posta elettronica. E non pensiate che poi non vi arrivino messaggi per sapere se il viaggio prosegue bene.

E’ lo sguardo di intesa tra donne velate, è il sorriso che non manca mai rivolto al “turista” non estraneo, ma benvenuto di cuore, è lo scambio di battute tra donne nella parte loro riservata nella moschea di Shiraz, è l’invito a cena a casa rivolto in modo del tutto spontaneo e sincero, è lo studio della lingua inglese che diviene pretesto per iniziare una conversazione sul tempo, sul soggiorno, e uno spunto di riflessione sul dovere di utilizzare il velo.

L’offerta spontanea, una foto condivisa, un abbraccio o un sorriso….le emozioni che un viaggio in Iran può riservare.

A chi mi chiedeva “ma torni???” con faccia stupita rispondo che sono tornata a casa umanamente arricchita e spero di aver portato con me quel sentimento di profonda accoglienza che le persone che ho incontrato anche solo per alcuni istanti durante questo viaggio in Iran hanno voluto condividere con me.

One Response

  1. Katja Gennaio 25, 2019

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