“Ivrea la bella che le rosse torri
specchia sognando a la cerulea Dora
nel largo seno, fosca intorno è l’ombra
di re Arduino “
E’ così che Giosuè Carducci presenta Ivrea nel suo poema Piemonte ed è così che ho incontrato Ivrea in una fresca mattina di autunno.
Pur essendo ad un’ora da casa, non avevo mai avuto l’occasione di visitare Ivrea, che vedevo principalmente come una città industriale o di passaggio verso la Valle d’Aosta. E credo che sia una sensazione comune, finchè non ti ci ritrovi a visitarla e scopri le sue decine di tesori e vorresti avere più tempo per rimanerci e viverla.
Il centro storico e la storia antica
Una delle curiosità della città di Ivrea è innanzi tutto il nome dei suoi abitanti: eporediesi.
Lo si sente nei quiz alla TV, lo si trova nelle definizioni della parole crociate, ma spesso non si sa da dove derivi questo nome. Ecco, l’origine del nome degli abitanti di Ivrea deriva dal primo nome, Eporedia, quando fu fondata dai Salassi, un popolo celtico, che la chiamò così rifacendosi alla divinità Epona.
Durante il periodo romano fu un importante punto strategico militare, punto di ingresso dalle montagne verso la pianura padana e tale fu durante i secoli, con Re Arduino, Napoleone, i Savoia fino all’unità d’Italia.
Nella parte del centro storico, che si inerpica sulla collina, si trovano ancora tracce delle varie epoche storiche.
Curiosi sono i resti di un teatro romano inglobato in edifici che al momento ospitano abitazioni private, ma che si possono intravedere affaccandosi in qualche cortile.
Sulla sommità della collina, dopo una bella passeggiata tra le vie del commercio e della movida, si arriva al Duomo di Santa Maria, un mix di stili diversi dovuti ai vari rimaneggiamenti: dal romanico dei due campanili alla facciata neoclassica, ultima aggiunta alla fine del XIX secolo.
Poco distante dal duomo, sempre sulla sommità della collina, si trova anche il Castello Sabaudo, interamente costruito a mattoni, con una pianta alquanto strana trapezoidale, utilizzato oggi per mostre e manifestazioni.
La storia recente
Per approcciarsi alla storia più recente, principalmente a quella del secolo scorso, bisogna spostarsi dal centro storico e moversi più verso la periferia della città, verso gli edifici in cui nacque e si ingrandì la fabbrica Olivetti.
Legato principalmente allo sviluppo industriale del dopoguerra e alla creatività, lungimiranza e sete di progresso di Camillo Olivetti prima e di Adriano Olivetti dopo, il polo tecnologico eporediese ha garantito alla città uno sviluppo socio-economico importantissimo, tanto da essere tutt’oggi citato in trattati di sociologia e architettura industriale.
Tutti (o quasi, perchè forse i più giovani non la ricorderanno) ricordano le macchine da scrivere Olivetti e i computer made in Italy. La azienda Olivetti nasce nella fabbrica di mattoni rossi, fuori dall’abitato di Ivrea (che ora con l’espansione urbanistica si ritrova dentro lo stesso) e viene fondata agli inizi del 1900 per la produzione di strumenti di misura elettrici e in pochi anni diventa la Prima Fabbrica Nazionale Macchine per Scrivere.
E’ con il figlio Adriano che la Olivetti fa enormi balzi in avanti iniziando a produrre le calcolatrici e poi i computer. Ma non è solo per i prodotti che è diventata famosa la famiglia Olivetti; è stata la politica aziendale, l’attenzione al sociale, ai lavoratori a rendere la Olivetti un esempio eclatante di attenzione al capitale umano.
Sin da subito Camillo Olivetti organizza i turni in fabbrica in modo che gli operai possano occuparsi anche della campagna e dei terreni che possiedono: pause pranzo più lunghe o turni che terminino presto nel pomeriggio per badare ad animali e campi. Ma l’assistenza agli operai ed alle loro famiglie continua anche con strutture dedicate: ambulatori medici, scuole per i figli, una biblioteca, appartamenti per i dirigenti… queste sono solo alcuni degli edifici che ancora oggi sono in piedi e che continuano a funzionare grazie anche alla Fondazione Adriano Olivetti che si fa promotrice non solo del benessere ma anche del bell’essere organizzando eventi e mostre in alcuni ambienti che erano prima dedicati alla produzione.
Il carnevale
Non si può non citare Ivrea senza parlare del suo carnevale, conosciuto in tutta Italia, ma sicuramente anche in buona parte del mondo.
Le maschere storiche del carnevale, La Mugnaia e il Generale sono quelle che rappresentano Ivrea e la sua Battaglia delle Arance, una sorta di messa in scena di sommossa popolare per scongiurare il ius primae noctis che il signore della città pretendeva ogni qual volta una ragazza si maritasse.
Violetta, ossia la Mugnaia, secondo la leggenda, fu colei che tagliò la testa al signorotto e liberò la città da questa schiavitù.
Gli ultimi tre giorni del carnevale (domenica, lunedì grasso e martedì grasso) si svolge la famosissima battaglia delle arance. La battaglia segue il corteo storico nelle piazze e vie della città e si svolge tra coloro che sono sui carri a seguito del corteo e le squadre a piedi. Ogni squadra a piedi è formata da centinaia di arancieri che vanno all’assalto del carro cercando di colpire gli avversari. Una speciale commissione osserva, nei tre giorni di suo svolgimento, l’andamento della battaglia e premia le squadre a piedi e i carri da getto che si sono maggiormente distinti nella lotta impari.
Il carro della Mugnaia, il cocchio dorato, è conservato nell’androne del Municipio di Ivrea e lo si può vedere soltanto affacciandosi quando l’ingresso dell’edificio è aperto.
Cosa e dove mangiare
Pasticceria Balla
Oltre alle bellezze storiche e architettoniche ed alla storia antica e moderna, a Ivrea si viene per assaggiare un dolce tipico, conosciuto anche oltre i confini regionali: la Torta 900.
Inventata da un pasticciere locale, tale Ottavio Bertinotti, a fine 1800, la torta 900 prese questo nome per celebrare il nuovo secolo in arrivo. Brevettata dalla pasticceria Balla che ne acquistò la ricetta, è ancora oggi il simbolo di Ivrea dal punto di vista culinario. E’ una torta sofficissima composta di due dischi di pan di spagna al cacao con in mezzo una crema leggerissima a base di cacao, mascarpone e panna. La curiosità è che la torta viene assemblata sul momento.
Non aspettatevi le torte 900 disposte in un banco frigo della pasticceria; per acquistarla dovrete avere un attimo di pazienza affinchè le gentilissime singore della pasticceria vi assembleranno e confezioneranno la vostra. Credeteci, vale la pena aspettare!
Ristorante La Mugnaia
Per una pausa pranzo o cena originale, il nostro suggerimento è il Ristorante La Mugnaia, che si trova nel centro storico: qui le materie prime della zona vengono magistralmente lavorate ed esaltate dallo chef Marco Rossi.
Un plauso allo chef e al personale del locale per l’originalità dei piatti e degli impiattamenti ma anche per una politica di prezzi inclusiva. Pur essendo un ristorante che offre piatti molto ricercati, la formula del pranzo di lavoro permette di assaggiare le prelibatezze ad un prezzo contenuto e anche in seguito alla pandemia ed alle chiusure degli scorsi anni i prezzi non sono aumentati come è successo per la più parte dei locali.