“Baldabiou era l’uomo che vent’anni prima era entrato in paese, aveva puntato diritto all’ufficio del sindaco, era entrato senza farsi annunciare, gli aveva appoggiato sulla scrivania una sciarpa di seta color tramonto, e gli aveva chiesto:
– Sapete cos’è questa?
– Roba da donna.
– Sbagliato. Roba da uomini: denaro.
Il sindaco lo fece sbattere fuori. Lui costruì una filanda, giù al fiume…fece arrivare dall’Italia una misteriosa macchina di legno, tutta ruote e ingranaggi, e non disse più nulla per sette mesi. poi tornò dal sindaco, appoggiandogli sulla scrivania, ben ordinati, trentamila franchi in banconote di grosso taglio.“
(“Seta” di Alessandro Baricco)
Siamo in Francia nella seconda metà dell’800 e le macchine italiane per la filatura della seta sono le più all’avanguardia, perchè già duecento anni prima, soprattutto a Bologna, era stato progettato il torcitore circolare ad energia idraulica che riusciva a torcere un filo talmente sottile chiamato ”organzino di seta sovrafine”.
Lo stato pontificio aveva tentato di mantenere i progetti segreti, ma inutilmente! Grazie ad una vera e propria operazione di spionaggio industriale d’altri tempi, Giovanni Francesco Galleani portò i progetti in Piemonte e il Duca Carlo Emanuele II di Savoia gli affidò la realizzazione di un filatoio a Borgo Dora (Torino) e di un setificio (filanda, filatoio e laboratorio di tintura-tessitura) a Venaria Reale.
Fu il figlio però,
Giovanni Girolamo Galleani a scegliere
Caraglio come posto per l’edificazione del
Filatoio Rosso, cosi chiamato per il colore iniziale dell’edificio.
Il posto era ideale, grazie alla presenza di una sorgente d’acqua e dei numerosi alberi di gelso che alimentavano la produzione dei bachi da seta, molto fiorente in quel periodo nel cuneese.
L’edificio fu costruito in soli due anni (1676-1678) e comprendeva la filanda, il filatoio e un’area abitativa.
Con il tempo la produzione crebbe, grazie anche al miglioramento delle tecnologie e anche se la proprietà dell’edificio passò di mano, continuò fino alla seconda guerra mondiale, periodo in cui venne trasformato in caserma.
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Credits: Studio Mellano |
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Inizia da qui un susseguirsi di cambi d’uso e di poca manutenzione che portano l’edificio al degrado.
Fortunatamente, però, negli anni ’90, il consiglio d’Europa lo definì “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte“. Quindi nel ’99 il comune di Caraglio riuscì ad acquistarlo e nacque quella che ora è la Fondazione Filatoio Rosso presieduta da un discendente della famiglia Galleani, che si è occupata di tutta la gestione del recupero funzionale e architettonico dell’edificio, grazie alla collaborazione con il Prof. Flavio Crippa che ha curato gli studi e il successivo progetto di ricostruzione.
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Credits: Studio Mellano |
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Attualmente, all’interno dell’edificio, si trova un plastico che serve a capire com’era strutturato il filatoio originariamente. E’ stata curata anche la ricostruzione dei torcitoi circolari da seta, la bacinella alla piemontese, la binatoia e l’incannatoia (macchine che illustrano le principali fasi di lavorazione della seta), che costituiscono il museo della seta, e la visita guidata permette di comprendere come venivano svolte tutte le attività, dalla coltivazione del baco all’arrivo dei bachi al filatoio, dal modo in cui i fili venivano srotolati a come venivano poi preparati in bobine.
Ma nella struttura vengono organizzate anche attività artistiche e culturali, come il museo per ragazzi o mostre ed esposizioni.
E’ inoltre possibile prenotare gli spazi per organizzare, all’interno delle sale, eventi privati, conferenze e, perchè no, persino il vostro matrimonio, magari scegliendo dei fiori blu come faceva Madame Blanche nel libro di A. Baricco ”Seta”.
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Credits: matrimonio.com |
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