Post di Viaggio

Dall’Oceano Atlantico a Twyfelfontein, il cuore del Damarland

Partiamo molto presto da Swakopmund in direzione Damaraland, la proprietaria dell’appartamento in cui abbiamo dormito ci sconsiglia di percorrere la Skeleton Coast con la nostra VW Polo sia a causa  della monotonia dei panorami che della scarsa qualità del manto stradale. La costa nord della Namibia è così chiamata infatti proprio per la sua insidiosità che ha visto parecchie navi insabbiarsi qui tra secche e dune sabbiose. 
Dopo la splendida giornata di sole di ieri percorriamo i primi chilometri in una fitta nebbia che mai avrei pensato di trovare in Africa e che ben ci fa immedesimare in questa regione soprannominata dai primi navigatori portoghesi “As areias do Inferno” cioè “Le sabbie dell’inferno”. Le nebbie, generate dalla corrente gelida del benguela che incontra le masse d’aria calda dell’entroterra desertico della Namibia, costituiscono l’unica fonte di idratazione di flora e fauna locale in questa zona totalmente priva di acqua considerata tra le più inospitali del pianeta.
Pochi chilometri dopo Swakopmund ci
fermiamo a fotografare un relitto, questo a differenza di molti altri della Skeleton Coast è ancora “a mollo”, la maggior parte di essi, a causa del vento e del modificarsi del paesaggio, si trova in luoghi remoti e difficili da raggiungere.
 
Relitto nella Skeleton Coast
Queste spiagge sono molto popolari tra gli africani per la pesca; incrociamo parecchie auto di pescatori che ci fanno credere sia consentito viaggiare con canne da pesca di parecchi metri fissate al cofano. 
All’altezza di Henties Bay lasciamo la strada costiera asfaltata per la C35 in direzione Damaraland, purtroppo si tratta nuovamente di uno sterrato ma ad allietare il viaggio ci sono i bellissimi panorami montuosi tra i quali svetta lo Spitzkoppe, il Cervino d’Africa e il Brandberg, la Montagna di Fuoco.
Ci fermiamo per visitare la White Lady of the Bandberg, uno dei più famosi dipinti della zona, il nome deriva da una delle prime interpretazioni che vedeva una Dama Bianca in una scena di caccia. Il sentiero di circa 45′ che porta al dipinto è percorribile solo con una guida locale che ci dice di aver avvistato parecchi leopardi durante le 4-5 passeggiate che fa quotidianamente accompagnando turisti. 
White Lady of the Brandberg
Arrivati al dipinto, davvero in ottimo stato anche se la foto non le rende merito, apprendiamo che la cosiddetta White Lady dagli ultimi studi parrebbe essere un uomo, un guaritore cosparso di creta bianca durante una cerimonia di iniziazione. Per la prima volta oggi sentiamo davvero caldo, è mezzogiorno e il passo della guida è davvero spedito. Torniamo alla macchina stanchini ed affamati!
Proseguiamo in direzione Twyfelfontein su uno sterrato sempre più difficile da percorrere, gli ultimi interminabili 60Km che separano il “Twyfelfontein Country Lodge dalla strada principale sono addirittura sabbiosi con tratti davvero in pessime condizioni. Finalmente vediamo i cartelli del lodge e parcheggiamo ma del lodge ancora nesssuna traccia! Solo da uno sguardo attento si intravede il classico tetto in stile africano sbucare dalle rocce ricche di incisioni.
Ingresso del Twyfelfontein Country Lodge
Il Lodge è molto particolare per la sua ambientazione in quanto i costruttori hanno cercato di integrarlo nel panorama roccioso. Non si tratta di una location di lusso, le camere sono abbastanza spartane e senza aria condizionata. La cena a buffet non è di gran qualità con portate di carne e pesce piuttosto scontate ad eccezione dei dolci, tutti buonissimi! La location merita davvero soprattutto per l’incredibile stellata…

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