Se parli con un Lucano e dici che sei andato a “quel paese” non hai bisogno di dare ulteriori spiegazioni.
Proprio perchè pronunciare il nome del paese in questione porta male [e qualcuno ancora oggi quando lo sente rabbrividisce] gli abitanti della Basilicata lo hanno soprannominato così.
Ma dato che queste sono solo superstizioni e non si crede più all’affascino o alla sfortuna, vi racconto della nostra serata a Colobraro.
![]() |
Colobraro by night |
Durante il mese di agosto, tutti i martedì e venerdì sera, Colobraro si anima di magia, teatro e risa.
Centinaia di persone, ogni ora a partire dalle 19 e fino alle 23, si riversano per le strade di questo delizioso paese dell’entroterra lucano, in provincia di Matera a circa 35 km da Policoro.
L’evento si chiama “Sogno di Una Notte a …Quel Paese” ed è composto da un percorso teatrale e musicale tra le vie del paese, affiancato da mostre sulle tradizioni di fine ‘800 e stand eno-gastronomici che permettono di assaggiare le prelibatezze culinarie lucane.
Alla partenza del giro, che consente ai partecipanti di scoprire il paese, assistere allo spettacolo e visitare l’affascinante centro storico (Colobraro ha ricevuto il Premio Bramea 2013 quale paese più bello della Lucania), i partecipanti devono acquistare un amuleto da mettersi al collo per proteggersi dal malocchio: l’abitino.
Il percorso teatralizzato si snoda tra viuzze e piazze, concludendosi nel piazzale sottostante l’imponente castello che domina il paese.
Gli spettatori sono sempre accompagnati dai personaggi locali, scoprono cos’è l’affascino ma soprattutto incontrano un folletto dispettoso, ma non cattivo, che viene chiamato Monachicchio.
« I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei, corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alla donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il latte, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti: i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e, per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili. Portano in capo un cappuccio rosso più grande di loro: e guai se lo perdono. Tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non l’abbiano ritrovato. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di cercarli di afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurando di restituirglielo. Ora i monachicchi, sotto i loro estri e la loro giocondità infantile, nascondono una grande sapienza: essi conoscono tutto quello che c’è sottoterra, sanno i luoghi nascosti dei tesori. Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentarlo fino a che non ti abbia accontentato; finché il cappuccio è nelle tue mani, il monachicchio ti servirà. Ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà con un gran balzo, facendo sberleffi e salti di gioia, e non manterrà la sua promessa. » |
(Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli) |
Lo spettacolo è in parte dialettale, ma anche “noi del nord :)” siamo riusciti a capire chiaramente il senso delle scene e ci siamo divertiti parecchio.
Peccato per la pioggia che ad un certo punto della serata ci ha disturbati, ma non ha fermato nessuno ed il giro ha potuto continuare senza intoppi sino alla fine.
Già, la fine…qui si svolge la scena più esilarante: quella del morto.
Ma non voglio svelare nulla di più perchè potete ancora assistere allo spettacolo il 27 ed il 30 di agosto.
E fateci sapere se vi è piaciuto!!!!
Questa è l'Italia più bella:
quella semplice e divertente,
fatta di belle persone, genuine, e ricche di inventiva.
Come l'autrice del post…
Pace e bene…
Grazie per il feedback che ho letto solo oggi 🙂
Giuseppe Ranoia – autore, regista e dir. artistico di "Sogno di una notte a… Quel Paese"