Post di Viaggio

Etosha National Park

La trasferta da Opuwo al Toshari Lodge è veloce ed indolore. Scegliamo il percorso più lungo ma asfaltato e stentiamo a credere quando ci rendiamo conto di essere pressochè arrivati e non aver fatto neanche un chilometro di sterrato. 
Il Lodge è molto bello, decisamente al di sopra della media tenuta sinora, si trova a soli 25Km dall’Andersson Gate, l’ingresso centrale dell’Etosha National Park. Purtroppo già a Marzo, quando abbiamo iniziato a prenotare i pernotti, tutti i lodge interni al parco erano già esauriti.
Il giardino, la piscina, la reception sono molto curati, l’arredamento è etnico ma di gran classe e ci sono piante e fiori in ogni dove. Prendiamo possesso della nostra camera, un “cubo” indipendente nel bush molto molto bello.

La reception ci ha sconsigliato di fare due mezze giornate di safari come pensavo io in quanto i percorsi sarebbero stati molto simili avendo solo quattro ore a disposizione. L’escursione invece di tutta la giornata consente di addentrarsi maggiormente nel parco. Decidiamo cosi di rilassarci in piscina oggi pomeriggio e di dedicare la giornata di domani al Safari, la cena questa sera è servita all’aperto con i tavoli disposti intorno al fuoco, l’atmosfera è molto romantica e i canti del personale del lodge offerti dopo cena sono ancora più suggestivi che negli altri lodge.

La sveglia è puntata per le 5.30 ma già alle cinque inizio a sentire il richiamo della savana! Ci vestiamo a strati ed andiamo a fare colazione, dopodichè ci raduniamo intorno alla Toyota scoperta che ci porterà nel parco.
I 30Km che ci separano dal parco, percorsi a 60Km/h sembrano un eternità: sono le 6 del mattino, ci sono circa 5°C e noi siamo in prima fila sulla jeep scoperta. Finalmente arriviamo al cancello, sbrighiamo le formalità di ingresso nel parco e dopo pochi minuti un gruppo di impala dal muso nero attraversa la strada proprio davanti alla nostra macchina. Subito dopo vediamo decine di springbok, orici e tante tante zebre. La guida Kelisha sembra molto interessata alla formazione di queste ultime che grazie al loro manto a strisce possono avvicinarsi l’una all’altra per confondere l’eventuale predatore… stiamo ancora elaborando queste parole quando un nostro compagno di escursione urla da dietro i nostri sedili “lion, lion”. Ecco cosa stava cercando Kelisha… il leone, un giovane maschio cammina a passo spedito compiendo dei giri in tondo defecando per segnare il proprio territorio. Siamo un po’ frastornati, non ci aspettavamo di vederlo subito e così facilmente ma non ci soddisfa appieno. Questo leone è un po’ magrino, ha poca criniera e… non fa neanche un ruggito!

Il leone, oltre che non essere il leone dei nostri sogni, se ne va pure dalla parte opposta alla nostra e ne perdiamo le tracce.  Ripartiamo quindi in perlustrazione e non incontriamo altro che i soliti noti: springbox, kudu, orici.

Arriviamo a Okuankejo, la pozza d’acqua più famosa del parco, dove ci sono anche numerosi lodge e ristoranti. La pozza d’acqua è illuminata anche la notte e il plus dell’alloggiare qui è quello di poter vedere la fauna del parco abbeverarsi dal balconcino della propria camera. Noi ci appostiamo su una panchina e vi rimaniamo per un oretta di relax come davanti ad un film: lo scenario cambia continuamente, branchi di animali arrivano, bevono e se ne vanno, tutti in apparente pace nonostante le differenti specie presenti.

Dopo il pranzo allestito dalla guida su un tavolo da pic nic ad Okuankejo, riprendiamo il nostro safari alla ricerca degli elefanti; dopo un po’ di giri a vuoto arriviamo in una piccola pozza d’acqua e troviamo un bellissimo esemplare solitario… il manto di questi elefanti è molto più chiaro degli elefanti del deserto visti a Twyfelfontein e la stazza decisamente più abbondante.

Kelisha riparte con l’obiettivo del rinoceronte ma questa volta non siamo fortunati; è vero, ne scorgiamo due ma sono immersi nella vegetazione e non riusciamo a vederli bene, tanto meno a fotografarli. Dopo un po’ di appostamento decidiamo di rinunciare e tornare verso il lodge. Proprio mentre percorriamo una delle strade principali vediamo un assembramento di auto e cerchiamo di capire cosa ci sia di così interessante li… Si tratta del nostro secondo leone della giornata. Anche questo purtroppo non si fa vedere molto: è intento nella sua principale attività, dormire!  Purtroppo vedere un leone che dorme nell’erba secca ed alta non è cosi facile… si vede solo una macchia marroncina che però ad un certo punto muove una zampa ricordandomi tantissimo CAT, il nostro cane quando dorme nel nostro salotto.

Vorremmo stare qui ad aspettare che finisca la siesta per vederlo in tutto il suo splendore ma la guida ci dice che è ancora presto e troppo caldo per vedere un leone fare qualsiasi altra cosa che dormire.

L’indomani ripercorriamo la prima parte del parco con la nostra Polo, intenzionati ad attraversarlo fino al Von Lindequist Gate vicino al quale abbiamo prenotato il prossimo pernotto.  La strada principale è asfaltata e anche quelle secondarie sono molto ben tenute. Prendiamo una deviazione per una pozza d’acqua e la fortuna oggi ci regala un bellissimo rinoceronte bianco.

Ripartiamo quindi alla ricerca del leone ma la mattina trascorre senza avvistamenti degni di nota. Ci decidiamo quindi a spostarci verso Namutomi un’altra pozza con lodge e ristoranti, ma ad un certo punto vediamo la macchina davanti a noi frenare all’improvviso! Un branco di elefanti infatti sta attraversando la strada in una perfetta ed ordinatissima fila. I piccoli vengono tenuti tra due adulti per proteggerli proprio come facciamo noi umani.

Poco dopo incontriamo anche una famigliola di giraffe…

Arriviamo così all’estremo ovest, a Namutomi, qui un vecchio forte tedesco intonacato a calce ora è stato trasformato in lodge. Saliamo sulla torre per un ultimo sguardo sul Parco Etosha, in lontananza il pan, la depressione salina di 5000Km quadrati che viene alluvionata nella stagione delle pioggie e che fornisce sali minerali a flora e fauna del parco.

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One Response

  1. Anna Bignamini Marzo 23, 2015

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