Essaouira dista poco più di 200 km da Marrakech ed è una bellissima città portuale fortificata affacciata sull’Atlantico.
Per arrivarci, da Marrakech, decidiamo di utilizzare uno dei bus locali.
Il ragazzo che, alla stazione, ci propone l’acquisto dei biglietti la sera antecedente, promette che il bus arriverà a destinazione in circa due ore e mezza, con una sola fermata.
In realtà il nostro sarà un po’ un viaggio della speranza (di arrivare) con circa venti fermate… un po’ stancante, ma alla fine intenso perché ci permetterà di entrare in contatto con i “viaggiatori” locali: uomini che si spostano per lavoro, donne che lasciano le loro case, spesso isolate, per recarsi nei mercati delle piccole località situate lungo la strada, i visi dei bambini che ad ogni fermata salgono per vendere fazzoletti o altre piccole cose.
Il paesaggio poi è molto rilassante: ulivi secolari e alberi di argania, dai cui frutti si estrae l’olio di argan, apprezzato per le sue proprietà cosmetiche, medicinali e alimentari, fanno da cornice al nostro passaggio.
Essaouira ci accoglie con la medina, iscritta tra i Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO, attraversata da vicoli stretti tra le case bianchissime, animati dalla vivacità e dai colori del souq.
Furono probabilmente i Cartaginesi a fondare la città, su un precedente villaggio berbero, e furono i Portoghesi a battezzarla Mogador, che in arabo significa “ben custodita”.
Essaouira ha proprio nelle mura color ocra, che custodiscono la sua medina, la sua caratteristica più bella.
Forse qualcuno riconoscerà le mura di Essaouira quale location di alcuni film famosi come l’Otello di Orson Wells o Alexander di Oliver Stone.
Dalla piazza Moulay Assan arriviamo alla Sqala, una sorta di trincea lunga circa 200 metri dove si trovano allineati una ventina di cannoni del XVI e XVII secolo. E i cannoni non sono gli unici abitanti delle mura di Essauria… tutto intorno a noi tantissimi gabbiani attirati dalle bancarelle di pesce del porto.
Il panorama spazia fino all’Ile de Mogador, oggi riserva per i falchi di Eleanora che vengono qui a riprodursi da aprile a settembre.
Le mura sono anche un buon punto di osservazione sul porto di Essaouira e i suoi vecchi pescherecci con gli scafi verniciati rigorosamente di blu. Passeggiando per il porto si possono osservare i falegnami e i fabbri lavorare nei piccoli cantieri sui moli per riparare le imbarcazioni in modo del tutto artigianale.
Non possiamo lasciare Essaouira senza aver fatto una scorpacciata di pesce. Lo si può mangiare in uno di ristoranti della città (i prezzi sono comunque modici) oppure in uno dei localini all’aperto proprio nella zona del porto, che offrono pesce alla griglia di tutti i tipi; non si può sbagliare: il fumo delle griglie e il profumino condurranno sicuramente nella zona giusta.
Essaouira ha anche una bellissima spiaggia.
Noi ci siamo stati a gennaio; gli unici turisti sono alcuni ragazzini che giocano a pallone, ma tempo qualche mese sarà animata dai bagnanti e, siccome è una meta spesso battuta dal vento, piena di surfisti.
Le temperature a Essaouira sono sempre gradevolissime, non scendono mai sotto i 10 gradi e a gennaio riusciamo già a passeggiare piacevolmente in maniche corte.
Essaouira è una città che ha sempre esercitato grande attrazione su artisti di ogni tipo: scrittori, pittori, musicisti [ad esempio Jimi Hendrix] tanto da essere definita la capitale del movimento hippy in Marocco.
La grande tradizione culturale della città si esprime al meglio nel mese di giugno quando si svolge il Festival Internazionale della Musica Gnaoua, la musica dei “guaritori dell’anima” di origine nera, discendenti dagli schiavi.
La tradizione gnaoua trae origine dai riti di possessione, per certi versi simili ai riti della macumba brasiliana, e quindi la musica è molto ripetitiva, tale da poter portare allo stato di trance.
Il festival richiama musicisti da tutto il mondo quindi, se capitate a Essaouira nel mese di giugno, non mancate l’appuntamento!
Il nostro viaggio non finisce a Essaouira… ci trasferiamo nell’interno del Marocco per percorrere la bellissima Valle della Draa, tra kasbah ed immensi palmeti.
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Anche se una delle città più turistiche del Marocco l'ho trovata ancora molto molto fedele a se stessa (tranne alcune zone un po' omologate del suk). Al mercato del pesce ci avrei passato ore, ore e ore… unico problema, i gabbiani! Per la prima volta nella mia vita ho avuto l'ansia da attacco 🙂