I viaggi degli amici

Le Unsupported Bycicle Adventures e il Tuscany Trail 2016

Mauro è già stato nostro ospite alcuni mesi fa, raccontandoci della Bretagna meridionale e nello specifico di Douarnenez. Oggi ci sorprende con un viaggio particolare e impegnativo.


Basso impatto ambientale, equipaggiamento minimale, buona fisicità:
questi potrebbero essere, in poche parole, i concetti chiave di un tipo di
turismo che in anni recenti sta sempre più diffondendosi in Italia, dopo aver
vissuto i suoi esordi oltre oceano. E con questo anche le UBA (Unsupported Bycicle Adventures) sono arrivate da noi.
Il mezzo di trasporto principale, in questo
caso, non può che essere la bicicletta
, abbastanza veloce da consentire di percorrere anche centinaia di chilometri al giorno, ma al tempo stesso sufficientemente lento e versatile da permettere al viaggiatore di godere appieno del tragitto, quasi come se si muovesse a piedi e ,il complemento ideale, è il treno (ad esempio Stazione di Capalbio con la formula treno+bici: sulla
maggior parte dei treni Regionali è possibile trasportare la bici al prezzo
fisso di 3,50€ senza smontarla, adempimento invece sempre necessario su Intercity
e Alta Velocità)
La tipologia di mezzo, poi, invoglia a spostarsi lontano dalle principali
strade a scorrimento, le quali trasformano generalmente un viaggio su veicoli a
motore in un monotono fluire dei guard rail, in attesa dell’arrivo alla
destinazione del giorno. 
Non va sottaciuto, però, come anche il
cicloviaggiatore – che generalmente immaginiamo montare una bici munita di
portapacchi, carichi di borse – abbia subito una evoluzione in bikepacker, più dinamico e pronto ad affrontare impavidamente ogni sterrato. 
Foto: Davide Arcangeli
Un tale
cambiamento è stato indotto sia dal progresso tecnologico del mezzo di
trasporto (MTB, gravel, trail bike…), sia dalla selezione di itinerari più ricercati
,
immersi nella natura, talvolta al limite della sfida con le proprie capacità
tecniche di guida e di resistenza fisica. Stiamo parlando, in questo caso,
delle Unsupported Bicycle Adventure (UBA), eventi sportivi non agonistici
lunghi almeno un centinaio di chilometri (anche se tracciati di 600-800 Km non
devono sorprendere) con dislivelli notevoli, nell’ordine delle migliaia di
metri complessivi, affrontati
seguendo le tracce GPS fornite dagli organizzatori, i quali non provvedono ad
alcun tipo di assistenza tecnica, medica o logistica (con qualche eccezione
dettata dalla salvaguardia dell’incolumità dei partecipanti). L’assenza di un
tempo limite, previsto invece da altre tipologie di competizioni, fornisce agli
iscritti la serenità di poter decidere quante ore e a che ritmo pedalare, se e
dove sostare, in un rapporto con la natura che può diventare anche molto
intenso, in base alle proprie scelte e… alla tempra muscolare.
Nell’ampio panorama delle UBA, parleremo stavolta di quello che è
considerato il primo evento di bikepacking
per numero di partecipanti al mondo: il Tuscany trail
(giro della Toscana di
560 Km – da Massa a Capalbio – passando per le Apuane, l’Appennino e molti
borghi e città dall’indubbio fascino). Sarebbe coinvolgente parlare del fango,
della pioggia, dei guadi, delle notti passate pedalando o in bivacco e che, nell’edizione di quest’anno, hanno indotto al ritiro molti dei 527 iscritti. 
Tuttavia, consapevoli che una giornata passata sul sellino è apprezzabile anche
se a pranzo si sosta per assaggiare un piatto di pici, innaffiati da un buon
Chianti, e se allo scendere della sera si riposa in un confortevole
agriturismo, abbiamo deciso di percorrere il Tuscany trail 2016 a piccole tappe
di un centinaio di chilometri ciascuna, così da fornire al lettore un assaggio
di ciò che può offrire la Toscana a un viaggiatore slow… ma non troppo.
Partiamo da Massa, graziosa città ricca di architetture, protesa verso
il Parco Regionale delle Alpi Apuane e allo stesso tempo adagiata sul mare. La
nostra scelta per il primo pernotto è caduta sull’Hotel Marina, confortevole e a una manciata di chilometri dalla scenografica Piazza Aranci. 
Da qui, cuore della città, il serpentone di mountain
bikers
ha cominciato a distribuirsi lungo l’impervio percorso che ha
portato ad una rapida ascesa di quota attraverso panorami di un verde prepotente,
attenuato solo dalle grigie nuvole portate dal maltempo del ponte del 2 giugno. 
Sono stati molti i borghi attraversati; speriamo di non fare torti ad alcuno
ricordando, tra i tanti, Bagni di Lucca con le sue numerose frazioni. La prima
tappa era stata programmata appena dopo Pistoia, una volta scesi dalle Apuane.
Tuttavia, le energie spese tra i monti hanno indotto alcuni a trovare ristoro
dopo meno di 90 Km, all’albergo Amelia  di
Momigno, dove l’accoglienza è stata a dir poco familiare, considerate le
condizioni impresentabili di mezzi e ciclisti, dopo dodici ore passate sotto la
pioggia a disimpegnarsi tra fango e pietrosi single track.
I luoghi attraversati sono naturalisticamente spettacolari: si può intuire
un’estate di refrigerio e lunghi trekking nel Parco Regionale, confortati da un
ritorno in albergo dove una ricca polenta coi funghi si è fatta apprezzare
anche con l’estate alle porte.
Il risveglio, mai troppo di buonora, è stato seguito da una abbondante
colazione e dal ritorno sulla traccia GPS, strada maestra che conduce alla meta
attraverso qualche digressione turistica.
Una nozione da apprendere quando si comincia la pratica sportiva dei bike trail è che le salite non finiscono
mai e che le discese sembrano sempre troppo brevi.
Metafora della vita? In
parte sì, poiché l’importante è non abbattersi e, un colpo di pedale dopo
l’altro a oltre mille metri di quota, anche il secondo giorno si è finalmente
scesi a lambire l’Area Naturale Protetta del Monteferrato, a due passi dalle
città di pianura. L’arrivo a Montale ed il ritorno alle aree più urbanizzate
poteva essere uno shock, dopo gli itinerari montani. Tuttavia, la rete di
ciclabili che da Prato conducono a Firenze, seguendo il corso dei fiumi Bisenzio e Arno, sono una
piacevole sorpresa. 
Il tragitto, pressoché pianeggiante, ristora il cuore e le
gambe e fornisce l’impressione di trovarsi in luoghi in cui è possibile godere
di una buona qualità di vita. L’ingresso a Firenze porta a un contatto graduale
con la folla di turisti che attraversa Ponte Vecchio; il pieno risveglio
avviene con un gelato gustato alla vista del battistero. Giusto il tempo di un
paio di telefonate per trovare l’alloggio per la notte, che si monta di nuovo
in sella verso piazzale Michelangelo, diretti a Galluzzo per la via Senese. Un
partecipante al Tuscany trail dello scorso anno, riconosciuti gli intrepidi (e
stanchi) ciclisti suoi successori, offre addirittura la propria casa per una
notte di sonno ristoratore. La scelta, però, era già caduta sull’Hotel sul Ponte ,
una delle poche strutture ancora con camere disponibili nei pressi di Firenze,
assediata dai turisti come in tutti i week-end ed a maggior ragione nel ponte
del 2 giugno. 
Il posto non è da coppie in cerca di romanticismo, ma la
struttura è collocata proprio sul fiume Ema, in una posizione suggestiva con
vista sulla Certosa di Firenze. La cena alla pizzeria I’canneto  si orienta sul tipico covaccino toscano, una sottile pizza bianca farcita
secondo appetito e fantasia: giusto quello che serve per riprendere un po’
delle energie spese in giornata.
L’indomani, le colline del Chianti e della Val d’Elsa che salgono da Impruneta sono una scoperta.
Foto: Davide Arcangeli
Belle per i panorami, ricchi di filari di vite – alle cui basi sono state
piantate numerose varietà di rose dette “spia”, poiché per prime vengono
attaccate dalle malattie e risentono delle carenze del terreno – ma anche dure
per i continui saliscendi, più ripidi di quanto sperato. Da qui è tutto un
susseguirsi di borghi più o meno noti, tra cui non possiamo non menzionare San
Gimignano e Monteriggioni
. È proprio in un agriturismo nei pressi di quest’ultimo
borgo medievale fortificato che si conclude la giornata: la scelta è caduta sul
vicino Borgo Gallinaio, rustico quanto basta,
confortevole ed accogliente in modo apprezzabile. La cena, accompagnata da olio
e vino prodotti dall’annessa azienda agricola, concilia un sonno ristoratore
che porta già a sognare la meta dell’indomani, Siena, porta delle – finalmente!
– dolci colline coperte di ulivi e filari di vite.
Il viaggio, come sempre mai di buonora, riprende su strade bianche
seguendo in parte la via Francigena e in parte sovrapponendosi all’itinerario dell’Eroica, la gara ciclistica con
bici storiche che si tiene con cadenza annuale. 
Foto: Davide Arcangeli
La fatica che mostrano i pellegrini in cammino, sotto pesanti zaini, fa venire
voglia di fermarsi per un degno ristoro. L’opportunità viene data dall’azienda agricola Caparzo, le cui graziose e disponibili
cantiniere offrono ai ciclisti un ottimo calice di Brunello (la tentazione di
prenderne una bottiglia da mettere al posto della borraccia della bici viene vinta
a fatica), che fortunatamente è possibile anche ordinare e ricevere a
domicilio. Buonconvento, San Quirico d’Orcia, sono solo due dei noti paesi che
si attraversano dirigendosi verso sud est. La giornata termina ancora una volta
in un agriturismo, dalla magnifica ospitalità e dall’ottimo ristorante in cui
vengono organizzati anche corsi di cucina; il luogo è lo spettacolare LaSelvella, la cui piscina con vista al tramonto sulle
colline circostanti sarebbe sembrata un miraggio solo pochi chilometri prima. 
Foto: Davide Arcangeli
Al termine di un bagno tonificante, non resta che farsi dare un passaggio a
Radicofani, dove la trattoria Le Ginestre  è degna dell’accoglienza per cui la Toscana sa farsi apprezzare in tutto il
mondo. I piatti tipici e l’ambiente gradevole predispongono la serata ad una visita notturna alla
località di Bagni San Filippo, dove le pozze di acqua calda termale sono un
ottimo epilogo per questa lunga giornata trascorsa nella campagna senese.
Radicofani è, perciò, il punto di partenza del giorno seguente. Si
sente già aria di mare, il tragitto scorrerà veloce attraversando i
caratteristici paesi di Sorano e Pitigliano, dove una sosta per pranzo con i
pici all’aglione da Ale e Helga  è
d’obbligo.
 
Il
bello (anzi, il buono) è che ciò che viene servito nel loro ristorante lo
producono artigianalmente nell’attiguo laboratorio, e che è anche possibile
acquistare i loro prodotti per gustarli a casa. A pancia piena, sarebbero
sicuramente piacevoli delle deviazioni di pochi chilometri verso Manciano e
Sovana, ma le ruote attraversano rapide la statale Maremmana per farci
ritrovare alla Giannella sull’Argentario. Nemmeno il tempo di un bagno nel mare
finalmente ritrovato, che è già ora di mettersi a letto a Porto Santo Stefano,
stavolta ospiti di uno dei ciclisti del gruppo che ha riconosciuto, infine, la
strada di casa.
Gli ultimi chilometri verso Capalbio, la mattina dopo, vengono
affrontati con la tranquillità che contraddistingue chi vede ormai la linea di
arrivo. L’impervio e spettacolare Monte Argentario, pur meritando rispetto,
offre anche itinerari alla portata di molti ciclisti o escursionisti, come ad
esempio il tratto in pineta verso la Feniglia che, passando per Ansedonia,
arriva fino alla riserva naturalistica del lago di Burano. 
Ed è con questa
immagine che ci avviamo al termine del Tuscany trail 2016, stanchi ma
soddisfatti per un’esperienza impagabile.

Dimenticavo…un particolare ringraziamento per la determinazione nel concludere il duro bike trail e nella selezione delle strutture turistiche visitate, va all’impareggiabile compagno di avventura Davide Arcangeli. Senza di lui, questo reportage non avrebbe avuto lo stesso sapore di Toscana.

7 Comments

  1. AliceOFM Giugno 16, 2016
    • Anonimo Giugno 20, 2016
  2. Davide Arcangeli Giugno 17, 2016
    • Anonimo Giugno 20, 2016
  3. canarino Giugno 23, 2016
  4. canarino Giugno 23, 2016
    • Anonimo Luglio 2, 2016

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