Come dice il famoso chef peruviano Gaston Acurio “La cocina peruana es fruto de un largo abrazo entre todas las sangres del mundo. El abrazo debe continuar.”
Proprio per questo motivo, oltre a esplorare alcuni ristoranti particolari, era mia intenzione partecipare ad un Food Tour, perchè come abbiamo già più volte detto è proprio lì che trovi le curiosità più originali ed entri in contatto con realtà che altrimenti non avresti occasione di scoprire diversamente.
Devo dire che il tour in gruppo è bello per poter condividere l’esperienza con altre persone e conoscer altri appassionati di cibo provenienti [spesso] da di versi paesi, ma il tour ad hoc è più scorrevole, personalizzabile e sicuramente più ricco di dettagli.
La meta, per me e Alfredo [così si chiama la mia guida, nonché co-fondatore dell’associazione], è il quartiere di Surquillo, appena alcuni isolati dal mio hotel ma decisamente diverso dal quartiere di Miraflores in cui alloggio: se a Miraflores si vedono molti turisti a Surquillo incontro solamente le persone del luogo; se a Miraflores ci sono grandi ristoranti e centri commerciali, a Surquillo è pieno di banchetti che vendono street food e piccoli negozietti a gestione familiare specializzati ognuno in una categoria di prodotti [dal meccanico al panettiere, dal farmacista al negozio che vende prodotti in vimini]. Un tuffo nella Lima reale, insomma, che forse non avrei mai avuto occasione di percorrere girando per conto mio. Con questo non voglio dire che non mi sarei sentita al sicuro, anzi: qui le persone sono sorridenti e gentilissime e scambiano volentieri due parole, ma piuttosto non mi sarei avventurata in quella direzione.
Prima tappa, un bar tipico: la Picanteria. Si trova in una di quelle allegre case colorate; le porte sono ancora chiuse [è un bar ristorante e non apre fino alle 11,30], ma Alfredo bussa e ci lasciano entrare. Mi ritrovo catapultata in uno di quei classici locali da film, decine di bottiglie e bottiglioni, colori sgargianti, Santana che fa un assolo di chitarra in radio e il barista che mi sorride mentre mi versa un bicchiere di Chicha de Jora.
E’ un distillato, simile al pisco, con l’aggiunta di diversi tipi di succo di frutta: io assaggio quello al melocoton. Buono buono, ma per fortuna non ce n’ è troppo perchè altrimenti con lo stomaco quasi vuoto (come buona abitudine prima del food tour non mangio mai molto) e di buona mattina, avrei qualche difficoltà a rimanere sobria.
Riesco anche a visitare l’annesso ristorante: è uno di quelli con i tavoli lunghi e le panche, dove gli avventori dividono il posto a sedere con commensali che non conoscono e il cibo si compra a peso. Stanno iniziando a sistemare il pesce al fresco nel ghiaccio ed è un piacere vedere la qualità del cibo.
Pochi metri più avanti, attraversato l’incrocio, entriamo in un locale che tutto sembra fuorché peruviano; anzi no, sembra decisamente molto francese: è una panetteria che si chiama La P’tite France. Il proprietario, che ha tre negozi in città, ha vissuto per parecchi anni in Francia ed è tornato per aprire questi locali dall’aspetto e che vendono prodotti in tutto e per tutto in stile francese, ma con materiali e materie prime assolutamente peruviane.
Guardando i croissant e i pain-au-chocolat in vetrina ci si immaginerebbe in una stradina di un quartiere parigino, ma assaggiando il pane alla frina di coca ci si rende immediatamente conto di trovarsi in Perù.
Questo connubio franco-peruviano è decisamente molto ben riuscito: tante sono le persone che si avvicendano ai tavolini del dehor o che acquistano il pane per il pranzo.
Proseguiamo ancora tra botteghe e bancarelle di cibo in strada; alcune signore mostrano con orgoglio i loro tamales esposti e pronti da acquistare e mangiare; una ragazza, con la divisa di KFC, fa colazione con un ceviche de conchas negras, un mollusco che pare essere un ottimo afrodisiaco e poco più avanti un altro signore si gusta il suo ceviche classico con leche de tigre abbarbicato su uno sgabello accanto al chiosco di un venditore di strada.
Questa è la parte più caratteristica e più vera, quella che racconta la vita di tutti i giorni e che più mi affascina vedere.
Dopo questa passeggiata entriamo nel mercato: un tripudio di colori [soprattutto sulle bancarelle dei venditori di articoli per la casa], di profumi di frutta e di odori di carne. Ci accomodiamo ai tavolini di un piccolo bar e ci gustiamo un succo di maracuja. Bello fresco e gustosissimo ci dà l’energia per proseguire verso i numerosi banchetti di frutta e verdura.
Sono impressionata da quanti tipi di patate vengono esposti e lo sono ancora di più quando Alfredo mi dice che in Perù ci sono circa 2000 specie di patate.
Anche il mais attira la mia attenzione: oltre a quello giallo che rispetto al nostro ha però dei chicchi molto più grandi e carnosi, qui è famoso il mais nero, con il quale si prepara una delle bevande popolari da queste parti: la chicha morada.
Ad ogni banco assaggiamo un frutto diverso: una Tuna (simile ad un fico d’India), un pelino (rotondo, simile ad un melone, ma con un gusto più fresco, una grenadilla (quella che noi chiamiamo passiflora e che mai avrei pensato di mangiare) e al banco della frutta della selva, quella che arriva dalle Ande, provo un aguaje, un frutto molto pastoso che viene consumato quasi esclusivamente dalle donne perchè contiene sostanze che interagiscono beneficamente con gli ormoni femminili.
Scopro qui che da pochi anni si coltivano i mirtilli: un frutto che è stato ovviamente importato ma che pare ben attecchire ed essere piuttosto apprezzato.
Ci spostiamo poi verso i formaggi: il Perù non è famosissimo per i formaggi, ma i tre che assaggio non sono così male. Sono tutti piuttosto freschi, ma quello che mi piace particolarmente è quello di media stagionatura, delicato e non troppo gommoso.
La tappa finale al mercato non può che essere ad una Cebicheria. La signora Rosa, proprietaria di questo banco che cucina pesce freschissimo e che ha come punto di forza il ceviche e la frittura di pesce, lavora in questo mercato da 50 anni. Ha iniziato qui da bambina e ogni giorno prepara decine di porzioni di ceviche per chi viene al mercato a fare la spesa e vuole pranzare al volo o per chi al mercato ci lavora
Il tour si conclude in un negozio di prodotti naturali e erboristici: un negozio in cui, mi rivela Alfredo, vengono a rifornirsi gli sciamani.
Ebbene sì, il Perù è uno stato molto religioso, ma gli spiriti, le anime e gli sciamani sono radicati nella cultura popolare e convivono con la religione.
Qui l’erborista ci prepara una “pozione” energizzante e digestiva a base di miele e di una sostanza alcolica a base di erbe. Una vera botta che però mi aiuta davvero a digerire tutto ciò che ho assaggiato durante questo super tour.
Se siete interessati ai tour di Alternative Peru, consultate l loro pagina e capire il perchè ho scelto questo gruppo di giovani che con passione fanno conoscere il loro paese, portando aiuto alle comunità che visitano.