Consigli Pratici Itinerari Post di Viaggio Usa on the road

USA West Coast: itinerario e consigli pratici

Già mentre aspettavo Arianna sognavo il primo viaggio da fare insieme noi tre. Un viaggio intenso, on the road come siamo soliti fare noi ma in un paese che mi desse qualche garanzia in più rispetto a quello cui ero abituata quando eravamo solo una coppia. Gli Stati Uniti occidentali o, più comunemente, la West Coast Americana è andata subito in cima alla lista. Una terra che combina città moderne e sviluppate con paesaggi in cui la natura si manifesta all’ennesima potenza era quello di cui avevo bisogno dopo due anni di stop forzato ai viaggioni veri, quelli che ti fanno entrare in contatto con culture diverse e ti riportano a casa arricchito di esperienze.

USA West Coast itinerario e consigli pratici on the road

Itinerario

Scelta la meta ho iniziato a documentarmi e a buttare giù l’itinerario cercando di coniugare la voglia di vedere tutto con la presenza di polpettina che con i suoi tredici mesi inizia a manifestare i suoi bisogni di gioco, relax e scoperta. Per la prima volta viaggiamo anche con una coppia di amici che mi dà carta bianca sulla scelta dell’itinerario. Il nostro viaggio on the road americano durerà 17 giorni mentre loro rientreranno a casa dopo due settimane esatte.

Nasce così il nostro itinerario principalmente concentrato sulla California con il suo clima fantastico ed una capatina in Nevada ed Arizona rispettivamente per vedere Las Vegas ed il Grand Canyon, due unicum nel loro genere.
Si inizia da Los Angeles una città strana di cui qualcuno si innamora e qualcuno si chiede che senso abbia, programma non troppo fitto tra Hollywood e spiagge per riprenderci dal viaggio e dalle ben nove ore di fuso orario. Il terzo giorno partenza per il vero e proprio On The Road verso Nord, lungo la HW1 sulla Costa dell’Oceano Pacifico fino dove è possibile (in primavera è caduta una frana e il tratto più panoramico nei pressi di Big Sur è chiuso); notte a Morro Bay, un tranquillo paesino di pescatori e l’indomani ripresa della strada verso San Francisco.
Trascorsi due giorni alla scoperta della città più europea d’America si riprende l’auto verso lo Yosemite National Park un parco spesso scartato dagli italiani in quanto il paesaggio viene definito da molti “simile alle nostre dolomiti”. Noi che le Dolomiti le abbiamo lontane però non siamo così saturi di tali vedute e vi dedichiamo ben due giorni, la prima di camminate nel parco e la seconda in auto fino a Glacier Point e poi in transito verso il Sequoia National Park caratterizzato dalle sequoie secolari tra cui il famosissimo Generale Sherman, il più grande organismo vivente, alto ben 83m e vecchio oltre 2300 anni. Abbiamo scelto di evitare il Tioga Pass, il passo alpino che attraversa lo Yosemite ma che viene chiuso alla prima nevicata che spesso accade tra ottobre e novembre. Così facendo siamo rimasti ad ovest della Sierra Nevada allungando sicuramente la nostra trasferta per la Death Valley ma non dovendo così gestire l’eventuale emergenza e spostare le prenotazioni in caso di maltempo anticipato.
Dopo la dirompente natura di questi due parchi visita alla Death Valley, uno dei luoghi più inospitali della terra che in piena estate raggiunge facilmente i 50°; notte all’interno del Parco e l’indomani mattina, prima che il sole lo renda impossibile, visita alla Death Valley con la luce del mattino.
Trasferimento poi a Las Vegas, in Nevada, per una serata un po’ più mondana e, prima di accompagnare i nostri amici all’aeroporto per il rientro, una capatina al Grand Canyon, più precisamente il West Rim, l’accesso più vicino alla capitale del Nevada.

Nella pianificazione del viaggio ovviamente mi sono innamorata di tutti i parchi nazionali americani, inclusi i cosiddetti “parchi rossi“. Per non snaturare però il progetto California e West Coast e non passare troppe ore in auto decido di tenere quei parchi per un prossimo viaggio  e di tornare verso la California includendo nell’itinerario il Joshua Tree National Park caratterizzato dagli omonimi alberi e da formazioni vulcaniche così particolari.
Ultima tappa del nostro on the road è San Diego, la seconda città più popolosa della California a pochi chilometri dal confine Messicano dove prevedo un po’ di relax tra spiaggia e piscina prima del rientro in Italia.
Noleggio Auto
Una volta fatto l’itinerario passiamo al noleggio auto e qui Alex, ormai esperto di noleggio auto negli Stati Uniti compara diversi siti di noleggio scegliendo un “van” cioè un’auto sette posti che possa contenere agevolmente quattro adulti con quattro valigie grandi più polpettina con seggiolino e passeggino. Ci viene data una Toyota Sienna con entrambe le porte posteriori scorrevoli, davvero confortevole per gli on the road con ampi spazi tra i sedili e bagagliaio molto capiente.
La nostra Toyota Sienna al Sequoia National Park

Valutiamo anche l’acquisto del seggiolino anziché il noleggio che viene sempre offerto a cifre folli. Il prezzo è più o meno uguale e per questa volta decidiamo di noleggiarlo per poterlo trovare subito sulla macchina visto che arriveremo di pomeriggio tardi. Soprattutto per i bimbi più grandi che hanno bisogno solo del rialzino, l’acquisto in un qualsiasi supermercato americano è sicuramente più conveniente del noleggio! Dall’alto del nostro confortevolissimo van però, durante tutto il viaggio, abbiamo ammirato invidiosi quelli che viaggiavano a bordo di una Mustang o di una Camaro, tutto un altro stile!
La procedura di ritiro auto Hertz è stata un po’ macchinosa: una sequenza infinita di domande, al telefono con un operatore perché l’ufficio presso l’aeroporto di Los Angeles è molto automatizzato, alle 17 di sera dopo un lungo viaggio, sinceramente l’abbiamo trovata un po’ fuori luogo. Una volta ritirata l’auto, guidare negli USA è abbastanza semplice, basta rispettare i limiti di velocità! Una cosa cui fare attenzione sono le strade a pedaggio evitandole col navigatore oppure pagando il tratto percorso sull’apposito sito, in caso di mancato pagamento la società di noleggio auto vi farà un addebito che però nella maggior parte dei casi è maggiore della tariffa consumata.

Pernottamenti
Una volta stabilito a grandi linee l’itinerario io e Cinzia abbiamo iniziato a prenotare attraverso Booking o i siti dei parchi nazionali i pernottamenti del nostro on the road. Scegliendoli con diversi mesi di anticipo abbiamo trovato qualche bella offerta e con la cancellazione gratuita abbiamo potuto tornare a valutare alcune tappe spostandole di città o semplicemente di hotel se leggendo meglio le recensioni non ci convincevano più di tanto. E’ stato il caso per esempio di San Francisco, la città più cara della California, dove avevamo preso un hotel vicino a Union Square salvo poi capire, leggendo meglio qua e là, che eravamo proprio in una zona bruttina!

Motel a Morro Bay sull'Oceano Pacifico

I prezzi degli hotel che abbiamo scelto non sono proprio economici; mi aspettavo di spendere meno soprattutto nei “classici” motel nei paesini o nelle vicinanze dei Parchi dove invece viene fatta pagare la comodità di poter raggiungere il parco in poche miglia.
La spesa media a notte a camera è stata di circa 150$ comprese tasse e parcheggi che sono solitamente esclusi nelle tariffe che si vedono sui vari siti.
La tipologia di camera scelta è stata quasi sempre quella dei due letti Queen; molti hotel infatti non hanno a disposizione i letti per neonati e non volevamo rischiare di far perdere ad Arianna la buona abitudine di dormire da sola nel lettino.

Camera con due letti queen Stratosphere Hotel Las Vegas

Ovviamente i pernottamenti meno cari sono stati i motel nei paesini di passaggio ed il più caro in assoluto l’hotel di San Francisco (scelto poi nel Financial District) a pari merito con quello nella Death Valley (il Ranch presso il Furnace Creek Resort).
Prenotare tutti i pernottamenti mesi prima è una scelta indipendente dall’avere con noi polpettina; abbiamo sempre fatto così in tutti i nostri viaggi perché non amiamo l’incertezza e neanche perdere tempo, magari dopo una giornata di viaggio, a cercare hotel carini e convenienti.
Un altro modo per risparmiare qualcosa è prendere i coupon degli hotel nelle stazioni di servizio e presentarsi al check in con quelli.
Utilizzando i portali di prenotazioni è assolutamente indispensabile avere una carta di credito, ci è stata chiesta immediatamente in tutti gli hotel, anche laddove avevamo già pagato dall’Italia per addebitare un deposito aggiuntivo poi riaccreditato. Abbiamo testato con successo Mastercard, American Express e VISA; la Postepay, seppur con circuito Mastercard invece ha dato spesso problemi.

Parchi Nazionali
Entrare nei Parchi Nazionali Americani costa sui 20-30$ a macchina al giorno. Un modo per risparmiare qualche dollaro, se si vogliono visitare almeno tre o quattro parchi, è quello di acquistare l’Annual Pass alla cifra di 80$. Questo vi darà accesso illimitato per la vostra auto per un intero anno solare e al vostro ritorno potrete cederla ad un amico che ha in programma un viaggio negli Stati Uniti. Da questo pass sono esclusi i parchi gestiti dagli indiani come la Monument Valley, l’Antelope Canyon e il West Rim del Grand Canyon. Esiste anche un piccolo “mercato dell’usato” ma siccome questo contributo consente il mantenimento dei parchi americani, mi permetto di sconsigliare questa pratica. In fondo 80$ su un viaggio che vi costerà circa 3000$ a testa sono così determinanti?
Cibo
Come sicuramente saprete per noi di Viaggi & Delizie viaggiare significa anche scoprire ed  assaggiare i cibi più tipici dei posti che visitiamo.
America non significa solo fast food e cibi spazzatura ma anche piatti particolari, magari non famosissimi in Italia. Per questo abbiamo prediletto ristoranti di pesce nelle città sulla costa dell’Oceano Pacifico ed abbiamo assaggiato ad esempio il Clam Chowder a San Francisco e scelto ristoranti di carne verso le montagne dello Yosemite e Sequoia dove abbiamo gustato ottime bistecche o ribs in salsa barbecue (costine di maiale o di manzo).
Clam Chowder nella tazza di pane mangiata a San Francisco
Abbiamo scelto il fast food solo in un paio di occasioni e forse proprio per questo possiamo affermare che la cucina americana non è solo costituita da schifezze come si pensa spesso. Ho apprezzato moltissimo che spesso, unitamente alla portata principale, venga offerta la possibilità di scegliere un antipasto tra zuppa ed insalata e che nel piatto ci fossero sempre verdure in accompagnamento oltre alle immancabili patate (al forno o fritte a vostra discrezione). Se non siete caffè-cappuccino dipendenti, diffidate dai famosissimi Starbucks e buttatevi nei localini più tipici, spenderete la metà ed assaggerete ottimi dolci artigianali: muffins, scones, donuts, puff pastries, brownies o american cookies. Se non andate di fretta poi una mattina potete concedervi una vera colazione americana con pancakes e omelette ovviamente accompagnati da caffè nero bollente a volontà, noi l’abbiamo fatto una domenica a Mariposa insieme a molti locals!Meriterebbero menzione a parte i supermercati americani che abbiamo frequentato molto per procacciarci quasi tutti i pranzi consumati on the road. I nostri preferiti sono stati i Vons, specialisti del cibo biologico: ci hanno fornito insalata frutta e verdure oltre che qualche pranzo caldo con il classico pollo fritto americano e i mac ‘n cheese che abbiamo tentato di dare alla mia polpettina, buonissima forchetta in patria, in tutto il viaggio ha mangiato poco e niente… Ovviamente anche i Walmart ci sono piaciuti un sacco per la loro immensità e disponibilità di prodotti in tutti i formati, buonissimi i loro muffin e donuts e fantastici da vedere i banchi della pasticceria.

Reparto pasticceria Wallmart in periodo di Halloween

Assicurazione
Naturalmente per viaggiare sereni negli Stati Uniti è indispensabile pensare all’assicurazione sanitaria perché la sanità pubblica è pressoché inesistente. In breve è bene controllare i massimali che siano alti abbastanza e nel caso di patologie già esistenti controllare che queste siano coperte altrimenti qualsiasi cura relativa alla stessa patologia non verrebbe coperta.

Viaggiare con polpettina

Arianna e la sua prima apple pie al Farmers Market di Los Angeles

Questo viaggio in America è stato il primo viaggione con la nostra polpettina. Abbiamo aspettato un po’ perché all’inizio era impegnativa e poi perché ho voluto completare i vaccini. I suoi 14 mesi al momento del viaggio sono stati perfetti. Curiosa quanto basta nelle città e nei parchi ma bisognosa di ore di nanna, perfette per le lunghe trasferte del nostro on the road. Non troppo esigente in fatto di “svaghi” a misura di bimbo ci ha consentito di dedicarci alle cose che interessavano a noi adulti godendo delle passeggiate in marsupio o passeggino come quando siamo a casa. Si è adattata alle tantissime ore di fuso in 4-5 giorni riprendendo quindi a dormire, come a casa, tutta la notte. Facile da intrattenere con i pochi giochini che le avevamo portato e con tutte le novità che ogni sera era curiosa di scoprire nelle camere degli hotel. Autosvezzata completamente e dipendente dal latte solo la mattina e la sera ha assaggiato un po’ di tutto, senza amare praticamente niente della cucina americana, è sopravvissuta a yogurt, banane e biscotti e ha divorato l’unica pasta al burro che abbiamo trovato sul nostro percorso! Sul cibo tipico c’è ancora del lavoro da fare… per il resto Arianna è stata una viaggiatrice provetta!

One Response

  1. Sabrina Novembre 30, 2017

Leave a Reply

Instagram