Passeggiando lungo le strade di Catania si ha la sensazione di essere all’interno di un raffinato merletto di quelli che le nonne usavano per ornare mobili, lenzuola o vestiti. Il Barocco dei palazzi e delle chiese la rende un piccolo gioiello incastonato tra l’Etna e il mar Ionio.
Se avete solo una giornata di tempo per poterla visitare seguite i consigli di Paola, ma se siete fortunati come me e riuscite a stare per un lungo fine settimana vi consiglio di non perdervi tutte le prelibatezze culinarie che la caratterizzano ad ogni ora del giorno e della sera, ma soprattutto soffermatevi a scoprire Catania, i suoi palazzi e i suoi giardini, o anche i suoi monasteri con all’interno ancora un’atmosfera d’altri tempi.
Palazzo Biscari
Recentemente raccontato anche da Alberto Angela nella sua trasmissione Meraviglie, Palazzo Biscari è stata veramente una piacevole scoperta. Grazie al consiglio di un mio amico ho avuto la possibilità di fare una visita guidata (non è sempre aperto al pubblico) con Sharing Sicily.
A raccontarci la storia del palazzo, gli intrighi e le diverse vicissitudini dei padroni è stato il Principe Ruggero Moncada discendente della famiglia Paternò Biscari.
Il Tour è iniziato dal cortile del palazzo, se amate i Coldplay forse lo riconoscerete come set delle riprese del videoclip di Violet Hill.
Nel palazzo risiedono ancora i discendenti della famiglia, quindi una parte non è visitabile.
L’attuale struttura risale all’inizio del Settecento. Dopo il terremoto del 1693 che distrusse quasi tutta la città, il Principe Ignazio Paternò Castello III Principe di Biscari richiese ed ottenne il permesso di edificare il palazzo sulle mura cinquecentesche della città. Sarà però il figlio Vincenzo ad iniziare i lavori, che dureranno circa un secolo, studiati per far sì che il palazzo fosse il più bello e riccamente decorato della città.
Lo stile barocco e la posizione hanno contribuito molto a far sì che sia ad oggi il palazzo privato più sontuoso di Catania.
Con Ignazio V Principe Biscari appassionato di arte, musica e archeologo il palazzo raggiunge il suo più grande splendore, siamo a metà del XVI secolo e per sua volontà il palazzo è sempre stato aperto alla società, tant’è che anche Ghoete, nel suo Viaggio in Italia, ne celebra le bellezze e l’accoglienza del padrone.
Gli attuali proprietari continuano questa tradizione con visite, convention e ricevimenti, che contribuiscono al finanziamento del restauro di tele ed affreschi. L’ultimo restauro importante, effettuato dopo il terremoto del 1991, riguarda proprio i saloni; il più bello è il salone delle feste, in uno spazio di venti metri per undici in stile roccocò con decorazioni e stucchi. Al centro vi è una cupola che ospitava i musicisti durante le feste indette dal Principe. Vi si accede attraversa una scala, altro punto forte del palazzo: sembra tenuta su dalla spuma del mare.
Dal lato opposto al cortile si accede alla balconata esterna che affaccia verso il mare.
Tutta la sontuosità del palazzo si può osservare nelle colonne riccamente decorate che contrastano con il muro fortificato sottostante.
Arrivando a Catania dal mare il palazzo deve essere una delle prime cose che si nota grazie al suo stile barocco.
Via Crociferi
Se avete voglia di perdervi per le vie della città vi consiglio di incamminarvi su via Antonino di Sangiuliano, caratteristica via un po’ in salita che incrocia via dei Crociferi.
Quest’ultima, considerata il centro della città a fine 1600, è sede di chiese e palazzi prestigiosi.
Girando a desta ed arrivando alla fine della strada troverete Villa Cerami costruita nel Settecento e attualmente sede dell’Università di Giurisprudenza. Resterete affascinati dal portale d’ingresso, il cortile e la scalinata che porta agli uffici e alle aule. Devo essere sincera, poter studiare in un luogo così suggestivo rende la fatica sui libri molto più sopportabile.
Proseguendo in direzione opposta nel giro di poche centinaia di metri si trovano la chiesa di San Benedetto, con il convento delle monache benedettine e l’arco che ha lo stesso nome, la chiesa di San Giuliano, la chiesa di San Francesco Borgia e la chiesa di San Francesco d’Assisi dell’Immacolata.
Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena
Dichiarato patrimonio dell’Unesco e rappresentativo del tardo Barocco siciliano, l’edificio originale ha subito diversi rifacimenti a seguito del terremoto del 1669 e della colata lavica del 1693.
All’interno i monaci avevano a disposizione spazi all’aperto, come i giardini pensili e l’orto botanico, ed oltre agli alloggi anche spazi al chiuso dedicati alla vita comune: la biblioteca, le cucine e il refettorio.
Era considerato il secondo convento benedettino più grande d’Europa dopo quello in Portogallo.
Nella seconda metà del 1800 venne dichiarato di proprietà del demanio regio e adibito ad ospitare scuole e una caserma, nel 1977 il comune lo donò all’Università ed attualmente ospita la facoltà di lettere e filosofia, credo non ci sia posto più adatto.
Da vedere anche l’attigua chiesa di San Nicola per la sua lunghezza di 105 metri, le sue tre navate, ma soprattutto per l’organo di Donato del Piano in grado di riprodurre tutti i suoni a corda e a fiato.
Giardino (Villa) Bellini
A Catania ci sono 4 giardini, ma quello che viene comunemente definito “Villa” è il giardino Bellini parco settecentesco voluto dal principe Ignazio Paternò Castello e di proprietà comunale dal 1854.
Durante la calda estate siciliana passeggiarvi regala una piacevole frescura tra alberi e gazebo, ideale anche se avete bambini grazie ad un’area giochi attrezzata.
Lungo i viali incontrerete un Mazzini pensieroso, simpatici signori intenti a chiacchierare, mamme a spasso con i propri figli e potrete sedervi in una delle panchine o sotto un gazebo a leggere un buon libro. Vi sembrerà di essere in una oasi di pace all’interno del caos cittadino.
Orto Botanico
Proseguendo su via Etnea potete entrare gratuitamente nell’Orto Botanico di Catania, altro luogo interessante se amate le piante, ma soprattutto la tranquillità in pieno centro città.
In quanto sede universitaria, al suo interno c’è una sezione dedicata all’Orto siculo dove vengono coltivate le piante tipiche della regione.
Ciò è possibile grazie alla ricostruzione di habitat naturali contenenti una rappresentanza significativa dell’ambiente di riferimento. Si passa quindi da ambienti con boschi di querce, a zone fluviali con salici, a porzioni di macchia mediterranea e zone steppose.
Nella serra, ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, vengono utilizzate le tecnologie necessarie per ricreare un habitat adatto a piante con climi tropicali.
Non manca inoltre una sezione dedicata alle succulente, molto interessante e particolare perché opposta all’ingresso e a contrasto con i palazzi oltre il muro.