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Barolo tra tradizione ed innovazione: 5 cose che (forse) non sai.

Quando all’inizio del mese ho riflettuto con Giulia di Pane e Radici riguardo al leit motif dei prossimi due mesi e quando la scelta è caduta su “tradizione ed innovazione”, il primo vino che mi è venuto in mente è stato il Barolo.
Il Barolo, uno dei re dei vini italiani, conosciuto tanto in Italia quanto all’estero, non ha però una fama che affonda le radici nella notte dei tempi, né ha sempre caratteristiche tutte uguali. Ecco allora che mi è venuto in mente di raccontarti un po’ di cose sul Barolo che (forse) ancora non sai.

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1.La fama

Si potrebbe pensare che il Barolo sia da sempre quel vino osannato, ricercato e quotato che conosciamo oggi. Ma non è così.
Anni fa, visitando la cantina di un grande produttore di Barolo a Monforte d’Alba, mi raccontarono che ancora negli anni ’70 il Barolo era poco considerato.

Pensate che questo produttore, portando il dolcetto ed il nebbiolo alle enoteche di Torino, regalava loro anche una cassa di Barolo per incentivarne la conoscenza e la vendita. Azioni che oggi sembrano totalmente anacronistiche!

2.Il territorio

Il vino Barolo si produce in soli 11 comuni nella zona delle Langhe ma non tutti sono interamente votati ed adatti alla coltivazione di nebbiolo da barolo. Solo 3 degli 11, ossia Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba, sono interamente identificati tra le MGA (Menziona Geografica Aggiuntiva) del Barolo.

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3.Il terreno

A livello geologico, il territorio su cui vengono coltivate le vigne di nebbiolo atto a barolo è caratterizzato da marne calcaree, ossia rocce sedimentarie composte da argilla e carbonato di calcio, e da rocce sedimentarie sabbiose definite comunemente arenarie.

E’ il terreno stesso a determinare le caratteristiche del vino, insieme al clima e all’esposizione delle vigne.

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4.Barolo tortoniano o elveziano

Ricollegandoci al terreno possiamo classificare i barolo prodotti nei vari comuni in due macro gruppi: elveziano e tortoniano, classificazione che deriva dalla conformazione del terreno stesso.

I barolo prodotti con uve coltivate su terreni tortoniani (es. quelli dei comuni di La Morra e Barolo) sono meno strutturati, di grande finezza olfattiva e adatti a un invecchiamento più limitato.

I barolo prodotti con uve coltivate su terreni elveziani, invece, (es. di Serralunga d’Alba, Monforte e Castiglione Falletto ) hanno un corpo più strutturato, alcolico, e atto ad una lunga conservazione.

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5.Barolo Boys

Ditemi che non avete mai sentito parlare dei Barolo Boys… Sì, ma chi sono e cosa hanno fatto?
Sono il gruppo di produttori di barolo che hanno svoltato il mercato di questo vino. Se prima si omaggiavano le enoteche e i clienti che acquistavano damigiane o casse di dolcetto, dalla fine deli anni ’80 in poi il barolo fa il salto di qualità ed entra a piè pari nel mercato internazionale.

Una delle scelte radicali di questo gruppo di giovani produttori fu quella di utilizzare le barrique per rendere, tra le altre cose, il tannino del vino più morbido rispetto a quello originario dell’uva. Questa scelta comportò una sorta di spaccatura tra tradizione ed innovazione.

6.Tradizionalisti vs Innovatori

Ed è proprio per questo motivo, l’utilizzo dei contenitori di legno nei quali far riposare il vino per almeno 18 mesi come da disciplinare, che nascono il filone dei tradizionalisti e quello degli innovatori.

I tradizionalisti, i patriarchi del barolo, continuano ad invecchiare il vino in botti grandi, mentre gli innovatori sperimentano e portano avanti la filosofia della barrique.

Di recente, però, c’è un ritorno alla tradizione. Dopo che il barolo è diventato il vino importante e conosciuto nel mondo, si riscoprono le tecniche e i mezzi utilizzati decenni fa, per fare in modo che l’innovazione si fonda con la tradizione sfruttandola e sortendo il risultato migliore nel rispetto dell’uva e del vino.

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Barolo di annata

Questa è una mera curiosità, ma da quanto ne so è molto radicata nelle famiglie piemontesi: acquistare il Barolo dell’annata in cui nascono i figli.

E’ un’abitudine che già aveva la generazione dei nostri genitori, tanto è vero che per i miei traguardi importanti e per i miei compleanni tondi, mio papà ha sempre stappato una bottiglia di Barolo del mio anno di nascita.

La tradizione continua anche nella nostra generazione, infatti poche settimane fa con alcuni amici siamo andati in Langa a fare man bassa di Barolo 2016, l’anno di nascita della loro bambina.
Abbiamo visitato due cantine, due produttori di Barolo, una di Serralunga d’Alba e una di Castiglione Falletto: Ettore Germano e F.lli Monchiero.

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